(Teleborsa) – Il negoziato sulla nuova governance economica europea “non ha finora portato alla definizione di un quadro condiviso” e nuovi vincoli rispetto alle proposte della Commissione porterebbero ad “un esito non pienamente conforme agli obiettivi della riforma”. Lo ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso di un’audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato sottolineando che “la previsione di ulteriori vincoli rispetto a quanto proposto dalla Commissione potrebbe portare a un esito non pienamente conforme agli obiettivi della riforma” e in particolare ad “un assetto caratterizzato da semplicità e da un maggiore equilibrio tra gli obiettivi di crescita economica, di promozione della transizione ecologica e digitale, nonché di sostenibilità del debito pubblico”.
La posizione negoziale che stiamo tenendo è di disponibilità all’introduzione di salvaguardie sul debito e sul deficit, ma solo a condizione che esse non siano troppo stringenti e, come ho argomentato, non prevalgano di fatto sulla regola di spesa”, ha spiegato ancora ribadendo che “Ridurre l’elevato debito pubblico del Paese è obiettivo del governo, ma allo stesso tempo vanno tenute in considerazione le esigenze di sostenere la crescita, che sarebbero compromesse da “vincoli eccessi” o “regole troppo stringenti”.
“Ridurre l’elevato debito pubblico e i disavanzi eccessivi è un obiettivo del Governo ed è nell’interesse generale del Paese. Più volte – ha detto – ho avuto modo di argomentare come il peso degli interessi che paghiamo sul debito pubblico abbia ormai raggiunto livelli molto elevati, assorbendo risorse che potrebbero essere più utilmente destinate a interventi diretti a consolidare il nostro tessuto economico e sociale”. “In prospettiva – ha aggiunto Giorgetti -, ridurre il debito pubblico consentirebbe di liberare maggiori risorse connesse agli oneri del relativo servizio e, allo stesso tempo, ridurre il premio sul rischio che spinge verso l’alto i nostri tassi di interesse. Non bisogna però trascurare di ricordare che le esigenze di consolidamento dovrebbero essere compatibili con l’intento di favorire una crescita sostenibile e duratura dell’economia, che potrebbe essere ostacolata da vincoli eccessivi e regole troppo stringenti”
“L’accordo si fa trovando altri 27 che sono d’accordo con te, perché passa per l’unanimità. Capite quanto possa essere complicato oltre che per gli argomenti perché deve contemperare diversi interessi e situazioni alcune delle quali si sono ulteriormente irrigidite nelle posizioni”, incalza il Ministro nel sottolineare che “la nostra posizione è quella di arrivare a un accordo ragionevole che non sarà sicuramente quello che abbiamo in mente noi perché dobbiamo metterci d’accordo in molti”.
Sul Mes: ormai è “salva banche”. Sarà il Parlamento a decidere se quell’accordo, negoziato all’epoca dal governo italiano, è da approvare oppure no”, ha proseguito. Che ci sia una correlazione tra MES e Patto di Stabilità – ha aggiunto il Ministro – è nei fatti”.