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“Nuovo” Patto Stabilità, ecco cosa cambia per l’Italia

(Teleborsa) – Una manovra correttiva da 14-15 miliardi l’anno, pari allo 0,85% del PIL: questa, secondo la proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea, l’ampiezza dell’intervento che l’Italia dovrebbe attuare per imboccare la strada del risanamento dei conti pubblici.

I conti, a quanto si è appreso, sono stati fatti a Bruxelles in base ai parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata oggi e sono già stati comunicati ai singoli Paesi.


Misure di salvaguardia sulla sostenibilità del debito, invariati i valori di riferimento del 3% e del 60% del PIL per il deficit e il debito. Al termine del piano sulla spesa concordato da ciascuno Stato per il medio termine (4 anni) il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrà essere più basso: la Commissione UE ha presentato la sua proposta di riforma sul Patto di Stabilità e Crescita con “l’obiettivo centrale di rafforzare la sostenibilità del debito pubblico e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti”, come spiega una nota.

“In primo luogo, le nostre proposte promuovono una maggiore titolarità nazionale attraverso piani strutturali di bilancio a medio termine preparati dagli Stati membri, all’interno di un quadro comune dell’UE con garanzie sufficienti – ha spiegato –. In questo modo garantiamo contemporaneamente sia la parità di trattamento che la considerazione delle situazioni specifiche del paese”. Così il Commissario Paolo Gentiloni in conferenza stampa. “In secondo luogo – ha proseguito –, le nostre proposte consentono un’applicazione più credibile come controparte di questo quadro di sorveglianza che offre maggiore margine di manovra agli Stati membri nella definizione delle loro traiettorie di bilancio. In particolare, gli scostamenti dal percorso di bilancio concordato sarebbero la base per eventuali azioni esecutive”.

Gentiloni ha quindi spiegato che le regole proposte “semplificano le nostre regole e si concentrano sulle sfide fiscali. Ciò significa tenere conto delle diverse posizioni di bilancio iniziali degli Stati membri e delle loro diverse sfide relative al debito pubblico. Significa anche affidarsi a un unico indicatore operativo basato sull’evoluzione della spesa netta. Concentrandoci sulla spesa, evitiamo anche il tipico pregiudizio prociclico che la politica fiscale ha avuto negli ultimi anni: vale a dire, abbiamo espanso nei periodi positivi e quindi siamo stati costretti a tagliare nei periodi negativi”.

Infine, per il Commissario UE le proposte “faciliteranno le riforme e gli impegni di investimento, sostenuti da un percorso di aggiustamento esteso. Questi dovrebbero favorire la crescita, sostenere la sostenibilità di bilancio e dovrebbero affrontare le priorità comuni dell’UE come il Green Deal, il pilastro europeo dei diritti sociali o il decennio digitale”


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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