(Teleborsa) – “Piccolo non è bello, è solo piccolo. Quindi ben vengano aggregazioni, crescita e investimenti. Ma il tessuto imprenditoriale italiano è composto dalle piccole e medie imprese (PMI), che spesso sono anche delle startup, e non possiamo quindi aspettare che si quotino in Borsa le Ferrero, Barilla o Armani perché tanto non lo faranno, in quanto non ne hanno bisogno”. Lo dice a Teleborsa Giovanni Natali, presidente di AssoNEXT (Associazione Italiana delle PMI Quotate) e amministratore delegato di , sottolineando come un fatto positivo la quotazione a Piazza Affari anche di aziende dalle dimensioni contenute.
Attualmente ci sono 194 società quotate su Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita, e “non è che queste realtà sono andate in Borsa per pagare commissioni ad avvocati e advisor, ma perché la quotazione è un acceleratore di crescita e un volano di opportunità“, afferma Natali, offrendo una visione diversa rispetto a chi suggerisce di prediligere aziende dalla taglia maggiore.
Secondo le elaborazioni AssoNext, riferite all’anno 2021, la società quotata su EGM ha in media: ricavi per 38,9 milioni di euro, EBITDA pari a 6,6 milioni di euro, EBITDA Margin del 17% e PFN (cassa) per 3,7 milioni di euro.
“Pensando a PMI piccolissime alla data dell’IPO, ma che poi sono cresciute in modo esponenziale grazie alla quotazione – spiega l’esperto – mi vengono in mente , , , , , e potrei continuare a lungo. Sono tutte società che quando sono andate in Borsa hanno raccolto magari pochi milioni, ma poi sono diventate grandi realtà“.
Ad esempio, “Sciuker aveva raccolto 5 milioni e capitalizzava 15 milioni, oggi capitalizza 140 milioni e fa 100 milioni di fatturato, e negli anni ha fatto aumenti di capitale e conversione di warrant raccogliendo capitali per 30-40 milioni. Relatech ha perso il conto di quante acquisizioni ha fatto, ma quando è andata in Borsa era piccolissima. Officina Stellare ha ora nel capitale una società quotata al Nasdaq. Digital360 ha fatto decine di M&A”.
Inoltre, il presidente di AssoNext sottolinea che non bisogna dimenticarsi che la campanella non è il punto di arrivo: “C’è una frase ripetuta spesso nel giorno della quotazione, ovvero che l’accesso al mercato dei capitali non è la fine di un percorso, ma l’inizio di un altro. Io sono molto d’accordo, anche perché dopo l’IPO puoi convertire il warrant, fare altri aumenti di capitale, emettere bond quotati, fare acquisizioni carta contro carta, insomma ti si aprono molte più possibilità“.
Sul fatto che alcune piccole aziende, una volta quotate, siano dimenticate dal mercato e registrino pochissimi scambi, Natali dice che “fa parte del gioco e del mercato“, ricordando che “ci sono società sul segmento STAR che se non ci fosse lo Specialist non scambierebbero un titolo”. Da questo punto di vista, è valutata positivamente l’introduzione del Segmento Professionale del mercato EGM, riservato a investitori professionali, in modo da “non far rischiare inutilmente gli investitori retail, ma abbassare ancor di più l’asticella, portando in Borsa anche le startup”.
Natali insiste comunque sul fatto che una PMI non debba aspettare per forza di avere una taglia maggiore per quotarsi e che il processo di aggregazione, con una società che può essere predatrice o preda, può avvenire quando è già sul listino. Cita il fatto che, sempre secondo dati AssoNext, nel periodo 2021-2022 sono state fatte 168 acquisizioni da parte di 84 società EGM, con investiti 1,15 miliardi di euro e 6,9 milioni di valore medio. Inoltre sono state fatte 25 OPA dal 2016 ad oggi, e “questo vuol dire che qualcuno osserva le PMI quotate e che queste possono entrare a far parte di gruppi più grossi, ottenendo valutazioni che se fossero rimaste aziende non-quotate di provincia non avrebbero mai ottenuto“.
Per quanto riguarda i costi di quotazione, fa notare che “tanto più piccola è l’operazione, tanto l’incidenza dei costi fissi è maggiore”. “A parte i costi variabili che dipendono dalla raccolta e dalla capitalizzazione, la parte che incide molto è proprio quella dei costi fissi, ovvero i revisori, la parte fissa degli advisor, l’Euronext Growth Advisor (EGA), il Global Coordinator, la comunicazione. Questi sono però comprimibili fino a un certo punto e, stando davvero bassi, sono pari a 200-250 mila euro. Mentre la raccolta costa circa il 5%”.
Anche perché “lo studio legale che scrive il documento di amissione può fare uno sconto a una PMI, ma al di sotto di certi livelli non può scendere. Fare il documento di ammissione a una società che fa 10 milioni di fatturato o una che ne fa 80 milioni, è pressoché uguale, in quanto il numero di giornate-uomo per redigerlo è lo stesso e magari i fattori di rischio di una piccola sono anche maggiori”.