(Teleborsa) – Per i mutui gli ultimi sei mesi del 2022 sono stati difficili e anche il 2023 si prospetta complicato. La responsabilità va alla BCE che ha decretato una corsa al rialzo dei tassi d’interesse a discapito dei mutuatari. Nel dettaglio continua a ridursi il gap tra mutui a tasso variabile e fisso che a febbraio si assesta sui 30/40 punti base. Il distacco è destinato a contrarsi ulteriormente dal momento che l’Euribor probabilmente arriverà a raggiungere il 3% dopo l’ultimo aumento del costo del denaro disposto dalla BCE, mentre l’IRS pare rimanere stabile sui livelli di gennaio. Continuando di questo passo a marzo potremmo assistere al paradosso di mutui a tasso fisso più economici di quelli a tasso variabile. È il quadro tracciato dall’Osservatorio MutuiSupermarket.it, il motore di ricerca e comparazione mutui gestito da FairOne.
La contrazione del divario tra mutui a tasso fisso e variabile si riflette direttamente sulla domanda che si è nuovamente polarizzata verso il tasso fisso, preferito dal 94% dei mutuatari online contro il 50% di luglio 2022. Parallelamente ha subito un’accelerazione anche la domanda di surroga che in questi primi giorni di febbraio, complice la decisione della BCE, è salita fino a rappresentare il 44% delle richieste.
In questo contesto, con tassi fissi che oscillano tra il 3% e il 4%, anche per i richiedenti più giovani che possono godere della garanzia Consap, Intesa Sanpaolo ha fortemente ridotto i tassi applicati ai mutui under 36 con durata lunghissima fino a 40 anni, applicando tassi più bassi persino rispetto ai corrispondenti mutui con durata trentennale. Questa manovra, favorita da una curva dei tassi IRS che vede valori più contenuti all’allungarsi della durata, – rileva l’Osservatorio – ha l’obiettivo di favorire questa fetta di mutuatari nell’ottenere un mutuo a tasso fisso con una rata sostenibile nel tempo. Guardando la curva dei futures sull’Euribor 3 mesi, il mercato si aspetta un aumento di 50 punti base già a marzo, come annunciato dalla Lagarde, e di ulteriori 50 punti base nel periodo estivo.
Il picco dei tassi è previsto proprio per il 2023 e poi si assisterà ad una graduale frenata. A metà del prossimo anno – secondo l’Osservatorio – dovremmo vedere il costo del denaro scendere al 3% attuale per andare sotto il 3% entro la fine del 2025 e poi degradare gradualmente verso il 2,5% nel 2026.
Ultime variazioni di febbraio – Intesa Sanpaolo ha introdotto alcune novità: mutui a tasso fisso con garanzia consap (tassi fissi ridotti di 15 punti base), mutui per richiedenti over 36 (tassi fissi ridotti di 15 punti base), mutui per richiedenti under 36 senza garanzia consap (tassi fissi ridotti di 55 punti base per fino a 30 anni e tassi fissi ridotti fino a 100 punti base per durate fino a 40 anni); Banco BPM e Webank hanno aumentato lo spread dei mutui a tasso fisso da 10 a 30 punti base; Banca Popolare Pugliese ha incrementato i tassi fissi da 10 a 20 punti base; Banca Sella ha ridotto i tassi fissi fino a 30 punti base; BNL ha diminuito i tassi fissi fino a 15 punti base; BPER Banca ha tagliato i tassi fissi da 20 a 40 punti base.
Analisi degli indici di riferimento – La media delle rilevazioni mensili dell’indice di riferimento per i mutui a tasso fisso IRS a 20 anni nel mese di febbraio 2023 resta stabile attestandosi a 2,63%. Il Minimo negli ultimi diciotto mesi è stato registrato a agosto 2021: 0,26%. L’analogo indice per i mutui a tasso variabile nel mese di febbraio 2023 registra una media di 2,52% in aumento dello 0,17%. Il Minimo è stato registrato a dicembre 2021: -0,58%.
Analisi della domanda sul Canale Online – A livello nazionale, si nota come la finalità acquisto sia scesa al 52% del totale complessivo delle domande con la surroga che conquistato il 44%. Trionfa ancora il fisso che raggiunge un buon 94%. Primeggia la fascia d’età dei giovani under-36 al 38%.
(Foto: Gino Crescoli / Pixabay)