(Teleborsa) – Il terreno di scontro è il capitolo migranti: un attacco annunciato quello di Varsavia e Budapest ma, all’Europa Building, si sperava ancora in una ricucitura in extremis. Così però non è stato. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria”: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti.
Polonia e Ungheria vedono come fumo negli occhi il nuovo Patto approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio Affari Interni in Lussemburgo dopo un negoziato fiume. Perché, sostengono, il tema è troppo delicato e compete ai leader. Che però decidono all’unanimità. Un ingorgo, insomma, che porterebbe allo stallo l’intesa sulla solidarietà obbligatoria raggiunta a inizio giugno. “Sarà una lunga notte!”, scrive su Twitter Balázs Orbán, direttore politico del premier ungherese Viktor Orban. E così si avvita tutto, ritardando la pubblicazione della conclusioni sull’Ucraina e sulla difesa europea.
“Bruxelles spinge per un testo pro-immigrazione, mentre il duo polacco-ungherese combatte e resiste insieme: una grande battaglia è in corso al Consiglio Europeo sul Patto sulla migrazione”, continua Balázs.
Dopo lo stallo che ha provocato lo stop all’approvazione delle conclusioni del vertice Ue sulla migrazione, i 27 hanno concordato di tornare a parlarne nella seconda giornata di lavori. Oltre che di migrazioni, si parlerà anche del dossier Tunisia inserito nel capitolo relazioni esterne. La sessione si occuperà anche dei rapporti con la Cina e del dossier economia.