(Teleborsa) – “Il fenomeno del delisting non è solo italiano, ma diffuso in tutti i principali mercati finanziari. La grossa differenza è che su altri mercati è significativa ma in un contesto dove si mettono in moto meccanismi di aggiustamento automatico. Nei mercati anglosassoni, si vede che nel medio-lungo periodo il private equity a sua volta alimenta il public equity, con una esplosione delle IPO”. Lo ha affermato Marcello Bianchi, Vice Direttore generale di Assonime, all’evento “Il mercato italiano dei capitali: quale futuro?” presso l’Università Bocconi.
“Se il mercato è spesso, il riequilibrio sulle sue componenti garantisce un equilibrio complessivo – ha aggiunto – In un equilibrio di sotto-sviluppo dei mercati dei capitali, ci sono dei problemi”.
Bianchi ha ricordato che “il rapporto capitalizzazione/PIL dell’Italia è la metà della Germania e un quarto del Regno Unito e altri paese; il numero di società quotate sul milione di abitanti vede fenomeni analoghi, con il rapporto di 1 in Italia contro 3 negli altri paesi. Le società italiane pesano nei principali indici europei per il 3%, mentre l’economia italiana pesa l 10%”.
L’esperto ha affermato che “i fenomeni di delisting e di shopping tendono a portare l’ecosistema da un’altra parte, con il rischio di poca capacità di supportare la crescita. Mentre in passato questo è stato un problema di occasione mancata, in questo momento rischia di essere peggio, un fattore degenerativo, per la particolare macro-congiuntura che stiamo vivendo, con sullo sfondo una competizione globale sempre più feroce. Non saper cogliere le opportunità di crescere vuol dire marginalizzare le imprese italiane sui mercati internazionali”.
Sul fronte dei miglioramenti della normativa, il Vice Direttore generale di Assonime ha detto che “questo è il momento i cui allinearsi ai migliori standard internazionali“.
Alcuni esempi sono il voto maggiorato o multiplo, che “è una straordinaria opportunità di crescita per salvare quelle medie imprese italiane che devono crescere nel prossimo futuro”. “Un altro sistema molto rigido è quello di nomina dei CdA, dove siamo l’unico paese con una normativa così articolata”, ha aggiunto.