(Teleborsa) – Nell’ultimo Consiglio dei ministri “abbiamo approvato diverse misure importanti. La più importante è quella che riguarda la tassazione dei margini ingiusti delle banche”. È quanto ha affermato la premier Giorgia Meloni nel collegamento social “Gli appunti di Giorgia”. “Noi – ha proseguito Meloni – stiamo vivendo una fase economica e finanziaria complicata anche a causa dell’inflazione che si registra in tutta Europa a cui la Bce ha risposto con un intervento del quale possiamo anche discutere. In questa situazione difficile è fondamentale che il sistema bancario si comporti nel modo il più possibile corretto. Stiamo registrando utili record e abbiamo deciso di intervenire introducendo una tassazione del 40% sulla differenza ingiusta del margine di interesse. Una tassazione che è non una tassa su un margine legittimo, ma una tassa su un margine, appunto, ingiusto”.
“Le risorse che arriveranno dalla tassazione dei margini ingiusti delle banche andranno – ha ribadito Meloni – a finanziare le misure a sostegno delle famiglie e delle imprese che stanno vivendo un momento di difficoltà per l’alto costo del denaro”.
Nel collegamento la presidente del Consiglio ha commentato anche le altre norme contenute nei due decreti Omnibus approvati dal governo lunedì scorso.
Incertezza dei processi – “Nel Consiglio dei ministri di lunedì abbiamo approvato una norma che evita ogni incertezza nei processi e che consente di impedire che processi aperti perché legati alla mafia finiscano nel nulla – ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni –. Questa azione, che non è la prima, mostra quanto il governo sia determinato a combattere il cancro della criminalità organizzata”.
Reddito di cittadinanza – “Il governo non intende tornare sui suoi passi sul Reddito di cittadinanza, perché vuole passare dal Reddito di cittadinanza al Reddito di occupazione, cioè che si ottiene grazie al lavoro – ha detto Meloni –. Le stime di chi avrebbe perso il reddito erano di 300mila persone e invece lo hanno perso in 112mila. Ragionevolmente – osserva – significa che hanno già cominciato a lavorare perché sapevano che ad un certo punto non avrebbero più potuto contare sul reddito e si sono rimboccate le maniche e hanno cominciato a cercare un lavoro che hanno trovato”.
Salario minimo – “Perché non ho accolto la proposta sul salario minimo così come viene presentata? Perché se io stabilissi per legge una cifra minima oraria di retribuzione per tutti, che inevitabilmente si collocherebbe nel mezzo. E allora il salario minimo potrebbe rischiare di essere più basso del minimo contrattuale previsto e rischierebbe di diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo peggiorando molto di più i salari rispetto a chi li migliora” ha spiegato la premier. “Apriremo il confronto con le opposizioni e capiremo – ha proseguito Meloni – se c’è il margine di presentare insieme una proposta seria contro i salari bassi che possa fornire i parametri salariali per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, che possa aumentare i controlli per contrastare il lavoro irregolare, i falsi contratti part time e altri reati del genere, e speriamo che su questo si possa arrivare a una risposta seria condivisa e che migliori complessivamente le condizioni dei lavoratori italiani e non migliori quelle di alcuni, peggiorando quelle di altri”. “Se guardiamo i dati Ocse, vediamo che da oltre 30 anni i salari italiani in termini reali sono praticamente bloccati. Anzi siamo l’unico paese in Europa con salari decrescenti. Se restringessimo la ricerca agli ultimi 10 anni, governati sostanzialmente dalla sinistra, vediamo che siamo calati di media dell’1,4%. Negli stessi anni gli stipendi in Francia sono cresciuti del 4,3%, quelli tedeschi del 6,75%. Quindi sì, c’è un serio problema di salario basso in Italia – ha detto Meloni –. Sono contenta che finalmente se ne accorga anche chi era stato al governo ma non era stato in grado di invertire la tendenza. Perché, se il salario minimo legale è la soluzione, non lo hanno introdotto? Probabilmente perché si è consapevoli che non è una soluzione efficace”.
PNRR – “L’Italia nel 2023 beneficerà di 35 miliardi del Pnrr, l’Ue conferma che alla fine dell’anno avrà tutte le risorse previste con buona pace di chi sperava che le perdesse o ne perdesse una parte – ha detto la presidente del Consiglio –. Siamo molto soddisfatti per questi risultati ottenuti, avevamo promesso che l’Italia non avrebbe perso un euro, che le cose sarebbero andate bene, i nostri progressi e sforzi sono riconosciuti e se a qualcuno dà fastidio che l’Italia abbia questi successi, noi continueremo a non risparmiarci”.