(Teleborsa) – “Tutto è pronto per la riorganizzazione del ministero dell’Economia e delle Finanze”. È quanto ha annunciato il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, a margine del question time alla Camera. “Può darsi – ha aggiunto Giorgetti – che il relativo decreto del presidente del Consiglio venga portato al Cdm di domani. Nel Dpcm dovrebbe essere prevista la costituzione di un nuovo dipartimento per la gestione delle partecipazioni.
Nel corso del question time Giorgetti ha risposto a interrogazioni sull’applicabilità alle liquidazioni periodiche Iva della modalità agevolata di definizione degli avvisi bonari (Foti – FDI); sulla ripartizione delle risorse ancora disponibili a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 (De Luca – PD-IDP); sulle iniziative in materia di tassazione dell’attività dei frontalieri italiani che lavorano in Svizzera, in relazione al venir meno della vigenza delle disposizioni adottate in periodo pandemico con riferimento al lavoro a distanza (Gadda – Azione-IV-RE).
In merito all’interrogazione del Pd volta a capire le intenzioni del governo sulla ripartizione e assegnazione delle risorse al Sud, anche in considerazione dell’Autonomia differenziata, Giorgetti ha affermato che il governo ha avviato un’analisi sulla ripartizione e l’utilizzo delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, per procedere “a una più razionale ed efficace ripartizione delle risorse” relative alla nuova programmazione 2021-2027. Dopo aver precisato che “non è certamente imputabile all’attuale Esecutivo, né all’autonomia differenziata, l’inosservanza del termine del 2021 previsto per la ripartizione delle risorse relative al nuovo ciclo di programmazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione”, Giorgetti ha spiegato che a novembre 2022, il ministro per gli affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha inviato ai ministeri assegnatari delle risorse e ai Presidenti delle Regioni e delle Province autonome una nota finalizzata all’acquisizione delle informazioni necessarie a ricostruire lo stato dell’arte dell’impiego delle risorse destinate alle politiche di coesione in vista delle “conseguenti iniziative governative”. Con la delibera del Cipess del 27 dicembre scorso si è quindi proceduto ad una ricognizione e riprogrammazione di alcune assegnazioni. Ora – ha spiegato il ministro – “sono in corso ulteriori analisi, che si prevede di concludere entro il mese di febbraio, i cui risultati costituiranno, da un lato, la base di una specifica relazione sullo stato di attuazione delle politiche di coesione, che verrà messa a disposizione del Parlamento, e, dall’altro, il punto di partenza per procedere, anche in ragione dei risultati della programmazione relativa al periodo 2014-2020, a una più razionale ed efficiente ripartizione delle risorse relative al nuovo periodo di programmazione”.
Una risposta che non ha soddisfatto il Pd. “Sull’erogazione del fondo sviluppo e coesione, rifinanziato con 73,5 miliardi e le cui risorse sono decisive per lo sviluppo del Mezzogiorno, oggi in Aula durante il question time il ministro Giorgetti non ha dato alcun chiarimento e, anzi ha alimentato la confusione. Giorgetti – hanno affermato nel corso del question time i deputati democratici Claudio Stefanazzi e Piero De Luca vice capogruppo alla Camera – ha parlato infatti di nuove istruttorie e analisi di cui non c’è nessuna necessità. La ripartizione, infatti, era stata già deciso nel giugno scorso dal governo Draghi e si tratta solo di provvedere ad erogare quei fondi. I ritardi del governo, che stiamo sollecitando dal suo insediamento, stanno già provocando gravi difficoltà alle regioni del sud. Le nostre preoccupazioni aumentano perché questa situazione si accompagna con la proposta di autonomia differenziata del ministro Calderoli. Una combinazione che avrebbe come conseguenza solo quella di aumentare le distanze fra i territori del Paese e pregiudicarne la crescita”.
Riguardo al tema dei frontalieri con la Svizzera il ministro dell’economia e delle finanze si è detto “fiducioso” di giungere in tempi brevi alla regolazione del telelavoro. Grazie a un accordo amichevole tra Italia e Svizzera nel periodo della pandemia, il telelavoro è stato utilizzato fino a ieri. Rispondendo al question time alla Camera, il Ministro ha spiegato che “il Governo italiano ha sottoscritto il 23 dicembre 2020 un nuovo Accordo con la Confederazione svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri nonché un Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni. Il relativo disegno di legge di ratifica è attualmente all’esame del Parlamento e, proprio questa mattina, è stato approvato in prima lettura dal Senato. Il protocollo aggiuntivo a questo Accordo contempla, al punto 3, il ‘potenziale ulteriore sviluppo del telelavoro’ per i frontalieri. In tale contesto, il Governo ha già avviato interlocuzioni con la controparte elvetica – che, ha manifestato la propria disponibilità al dialogo – per definire, a breve, la possibilità di utilizzare a regime le nuove modalità di prestazione dell’attività lavorativa, sperimentate durante il periodo della pandemia, anche dopo la cessazione del periodo emergenziale. Sono fiducioso che questo dialogo, nella più ampia cornice delle misure a tutela dei lavoratori previste dall’Accordo del 2020, consentirà di giungere in tempi rapidi alla regolazione anche delle prestazioni di lavoro da remoto”. Intanto, nell’attesa dell’approvazione finale del disegno di legge di ratifica, “è intenzione del Governo presentare un emendamento ai provvedimenti all’esame delle Camere finalizzato a disciplinare in via transitoria l’attività lavorativa svolta dai ‘frontalieri’ in modo da definire da chiarirne la portata normativa”.