(Teleborsa) – L’istituzione, 10 anni fa, del Single Supervisory Mechanism (in italiano Meccanismo di Vigilanza Unico) “è stato il passo più significativo verso l’integrazione europea dall’introduzione dell’euro“. Lo ha affermato Christine Lagarde, presidente dalla Banca centrale europea (BCE), al 5° Forum della BCE sulla vigilanza bancaria a Francoforte.
Lagarde ha citato essenzialmente due ragioni per cui era necessario compiere quel passo. “In primo luogo, avrebbe portato a una supervisione più rigorosa e più uniforme: un unico supervisore che applica un unico insieme di regole per un unico mercato bancario”. “In secondo luogo, la vigilanza unica avrebbe aiutato a rendere la politica monetaria più efficace, perché un sistema bancario debole può complicare il nostro compito di stabilizzare l’inflazione – in entrambe le direzioni”.
“Quando le banche centrali allentano la politica monetaria, un settore finanziario fragile può impedire la trasmissione di tassi più bassi all’economia, soprattutto se le banche non sono in grado di concedere prestiti. Lo abbiamo visto dopo la crisi dell’euro, quando le banche stavano riducendo l’indebitamento mentre la BCE tagliava i tassi – ha spiegato – Allo stesso tempo, le banche deboli possono anche interferire con i rialzi dei tassi. Se la politica monetaria attribuisse un peso sproporzionato ai rischi per la stabilità finanziaria, potrebbe inasprirsi meno del dovuto”.
Secondo la numero uno della BCE, la vigilanza bancaria europea “ha portato a banche più solide, grazie alle autorità di vigilanza che applicano standard normativi più severi e li integrano dove necessario”.
Ha citato anche alcuni numeri a sostegno di questa tesi: nel secondo trimestre di quest’anno il coefficiente Common Equity Tier 1 (CET1) aggregato delle banche vigilate si è attestato al 15,7%, in aumento di 440 punti base dall’inizio della vigilanza europea. Le banche beneficiano di una copertura di liquidità e di coefficienti di finanziamento netti stabili ben al di sopra dei minimi, rispettivamente al 158% e al 126%. E i prestiti in sofferenza sono scesi da circa 1.000 miliardi di euro nel 2014 a meno di 340 miliardi di euro alla fine dello scorso anno.
Inoltre – ha spiegato – l’autorità di vigilanza unica “ha reso la vigilanza più uniforme, il che significa che le pratiche di vigilanza sono ora applicate in modo coerente”, e “la vigilanza europea ci ha aiutato a identificare le priorità comuni in termini di gestione del rischio e ad affrontarle in modo lungimirante”.