(Teleborsa) – Dopo due anni di ripresa post-pandemia più forte rispetto ai principali paesi dell’Eurozona, la crescita italiana è sulla buona strada per superare la media dell’Eurozona anche nel 2023, grazie al carryover positivo del 2022 e a un primo trimestre “bumpy”. La crescita dello 0,7% di quest’anno nasconde, tuttavia, dinamiche poco spettacolari a partire dalla primavera: dopo la marcata contrazione nel 2° trimestre (legata a bonus edilizi meno generosi), la crescita è rimasta stagnante nel 3° trimestre. L’attesa è quindi per una crescita anemica anche nel 4Q23 e nel 1H24, prima di acquisire nuovo slancio nel 2H24 (a 0,2% t/t) e riaccelerare verso il trend nel 2025 (0,3/0,4% t/t). Lo si legge in un’analisi di riguarda l’Italia, contenuta all’interno dei una serie di previsioni per l’Europa nell’anno a venire.
BofA mantiene quindi una visione inferiore al consensus per una crescita pari allo 0,3% nel 2024 e all’1,1% nel 2025. Gli effetti della graduale eliminazione degli incentivi alla spesa per l’edilizia, l’eredità di una ripresa dei redditi più ritardata (rispetto ai concorrenti dell’Eurozona ) e l’impatto di condizioni del credito più restrittive spiegano perché il PIL italiano tornerà a una “crescita sottoperformante” (rispetto alla media dell’Eurozona) a partire dal 2024.
Gli aspetti fiscali saranno al centro dell’attenzione, secondo gli economisti della banca statunitense. Mentre la spesa finanziata dalla Recovery and Resilience Facility continua a fornire un sostegno fondamentale alla crescita, la politica fiscale sta diventando più restrittiva. Il bilancio 2024 contiene misure nette di sostegno (compreso il taglio del cuneo lavoro) per un valore dello 0,7% del PIL (15,7 miliardi di euro). BofA si aspetta un deficit di bilancio del 4,5%/4,4% nel 2024/25 (superiore agli obiettivi ufficiali del 4,5% e 3,7%), data la visione più ribassista sulla crescita nominale. In particolare, il rapporto debito/PIL è di nuovo in aumento, al 141,8% e al 144,2% nel 2024/25 rispetto al 139,8% nel 2023.
In quello che viene descritto come un “equilibrio debito-sostenibilità piuttosto precario”, gli economisti si aspettano che l’Italia torni sotto la lente dei mercati e di Bruxelles. Possibili fonti di rischi al ribasso a livello nazionale includono ritardi nell’attuazione della Recovery and Resilience Facility e tensioni politiche. Sia la controversa ratifica parlamentare del trattato MES (ancora da programmare) che le elezioni europee in primavera saranno da monitorare.