(Teleborsa) – Nell’anno 2022 i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 894.299, con un decremento rispetto al 2021 pari a -7,9% (-76.548 lavoratori), dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021 dovuti a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari. Lo stesso fenomeno si è registrato negli successivi al 2009 e al 2012 , anni in cui sono entrate in vigore regolarizzazioni di lavoratori, sia comunitari che extracomunitari. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps.Dalla serie storica degli ultimi sei anni, si nota – si legge – che il trend decrescente fino al 2019 del numero di lavoratori domestici, riscontrato nel complesso, è simile tra maschi e femmine, anche se la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di femmine, il cui peso sul totale è aumentato nel corso del tempo ed ha raggiunto nel 2019 il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’88,6%. Il peso delle lavoratrici, con l’incremento di lavoratori del biennio 2020-2021, è diminuito e nel 2022 si attesta all’86,4%, mentre i maschi, scendendo nel 2022 sotto le 122mila unità, fanno registrare un decremento di oltre il 18% rispetto al 2021. Nel 2022 la distribuzione territoriale dei lavoratori domestici in base al luogo di lavoro evidenzia che il NordOvest è l’area geografica che, con il 30,8%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 27,2%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,4% e dalle Isole con l’9,3%. La regione che presenta il maggior numero di lavoratori domestici, sia per i maschi che per le femmine, è la Lombardia, con 174.613 lavoratori nel 2022, pari al 19,5%, seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia.
La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2022 risultano essere il 69,5% del totale, quota che fa riprendere il trend decrescente, sospeso dopo 9 anni nel 2021. Nell’ultimo anno, infatti, il numero dei lavoratori stranieri è diminuito del -8,4% rispetto all’anno precedente, come si registra una diminuzione dei lavoratori italiani pari al -6,6%. Quanto alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia, con 140.656 lavoratori (il 22,6% del totale dei lavoratori domestici stranieri), a seguire il Lazio (15,9%) e l’Emilia-Romagna (10,1%); la maggior parte dei lavoratori domestici italiani, invece, lavora in Sardegna (14,5% del totale dei lavoratori domestici italiani). Rispetto alla zona di provenienza nel 2022 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori pari al 35,4% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5%), dai lavoratori del Sud America (7,8%) e dell’Asia Orientale (6,8%). Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari a 44,5% contro il 21,2% dei lavoratori italiani.
Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, si osserva una prevalenza della tipologia di lavoro “Colf”, che nel 2022 interessa il 52% del totale dei lavoratori, contro il 48% della tipologia “Badante”, dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 61,4% dei lavoratori. La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”.
Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6%, che interessa tutte le zone di provenienza, la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8%). Risulta essere maggiore la diminuzione del numero di colf con -9,9%, in particolare dei lavoratori provenienti dall’Africa del Nord (-25,0%) e dall’Asia Orientale (+17,9%), mentre il minor decremento viene fatto registrare da quelli provenienti dalle Filippine (-3,2%). Sempre nel 2022, la classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17,2% del totale, mentre il 21,4% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 1,9% ha un’età inferiore ai 25 anni.
Complessivamente nel 2022 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 30,2% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (49,7%). L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2022 evidenzia che il gruppo più numeroso dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua dai 13.000 euro in poi (130.478 lavoratori pari al 14,6% del totale). La stessa situazione si verifica sia per le femmine (14,9%), che per i maschi (12,3%). Le femmine in media hanno una retribuzione più alta rispetto ai maschi, infatti sotto i 5.000 euro l’anno si colloca il 46,5% dei domestici maschi, contro il 39,7% delle femmine.