(Teleborsa) – Il 2022 dell’INPS sul piano economico-patrimoniale si è chiuso con un risultato di esercizio positivo per 7,1 miliardi di euro. Il risultato d’esercizio 2022, pari a +7.146 milioni, è in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021. L’avanzo finanziario, pari a 23.554 milioni, registra una netta crescita rispetto al 2021 (+21.497 milioni). Sono alcuni dei numeri presentati dal presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, nel corso di una conferenza stampa dopo l’approvazione da parte del Cda del bilancio avvenuta ieri.
Nel 2022 la spesa per pensioni è cresciuta del 3,8% a quota 283.254 milioni di euro (nel 2021 era stata pari a 272.807 milioni di euro). Lo scorso anno inoltre la spesa per prestazioni dell’INPS è salita a quota 380,7 miliardi, in aumento del 5,8% rispetto al 2021. Nel 2021, infatti, la spesa per prestazioni era stata 359,8 miliardi. Nel 2022 le entrate contributive sono risultate pari a 256,1 miliardi in aumento dell’8,1%.
Le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici vigenti al 1 gennaio 2023 sono 3.107.983, lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente (3.082.954 pensioni), per un importo complessivo annuo di 83.318 milioni di euro, il 5,2% in più rispetto al 2022, in cui l’importo risultava di 79.203 milioni di euro. Lo rileva l’INPS nel suo osservatorio sulle pensioni dei dipendenti pubblici. Il 58,9% delle pensioni sono di anzianità o anticipate, con importo complessivo annuo pari a 54.416 milioni di euro; il 14,3% sono pensioni di vecchiaia con importo complessivo annuo di 13.736 milioni di euro; le pensioni di inabilità sono il 6,5% e il restante 20,3% è costituito, complessivamente, dalle pensioni erogate ai superstiti di attivo e di pensionato.
Il 59,6% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato a donne, contro il 40,4% erogato a uomini. In tutte le categorie di pensione, eccetto la categoria delle pensioni di inabilità, si rileva una maggior presenza di pensionate sui pensionati, con differenziazione massima nelle pensioni ai superstiti in cui le donne rappresentano il 16,8% del totale delle pensioni e gli uomini il 3,5%. Il maggior numero delle prestazioni è concentrato nelle regioni settentrionali con il 40,9% del totale nazionale, seguito dal 36,5% delle prestazioni erogate al Sud, isole comprese. Al Centro il valore minimo, con il 22,3%. Il 39,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione Dipendenti Pubblici viene erogata nell’Italia settentrionale, contro il 36,4% dell’Italia meridionale ed isole ed il 23,6% dell’Italia centrale.
Il maggior incremento in valore assoluto riguarda le contribuzioni dei lavoratori dipendenti del settore privato (+9,2%), ed è pari a 13.755 milioni, per un totale di 163.657 milioni; in termini percentuali, invece, i versamenti dei lavoratori autonomi riportano un aumento del 13% (+2.521 milioni, per un totale di 21.948 milioni). I contributi dei dipendenti del settore pubblico raggiungono i 60.586 milioni (+1.906 milioni, pari ad un incremento del 3,2%); quelli dei lavoratori parasubordinati e liberi professionisti aumentano del 12%, per un totale di 9.947 milioni.
Le spese per il sostegno del reddito (trattamenti di disoccupazione, integrazioni salariali bonus, trattamenti di malattia ecc.), che nel 2021 erano pari a 24.355 milioni, presentano un aumento del 7% e totalizzano 26.049 milioni (+1.694 milioni). La voce più consistente è rappresentata dai trattamenti di disoccupazione, pari 11.848 milioni, con aumento del 4% (+458 milioni) sul 2021. Seguono i Bonus 200 euro e Bonus 150 euro che complessivamente ammontano a 8.391 milioni. L’inclusione sociale (assegni e pensioni sociali, prestazioni di invalidità civile, reddito e pensione di cittadinanza e reddito d’emergenza) riporta una spesa di 33.802 milioni, in calo del -6,5% rispetto al 2021, in cui sono in evidenza le prestazioni per l’invalidità civile, pari a 20.535, (+2,3% rispetto allo scorso esercizio) e il reddito e pensione di cittadinanza, pari a 8.039 (in flessione del 9,4% rispetto al 2021).
Le spese per la famiglia (assegni al nucleo familiare, assegno unico e universale, trattamenti di maternità, assegni di natalità, rette di asili nido e congedi parentali) con 21.242 milioni, registrano un’impetuosa crescita del 79,6% (+11.825 milioni) sul dato 2021, andamento motivato dal debutto dell’assegno unico e universale a partire dal marzo 2022. Completano la rassegna della spesa istituzionale, le cosiddette altre prestazioni (trattamento di fine servizio e di fine rapporto per i dipendenti pubblici, trattamento di fine rapporto e fondo di garanzia per i dipendenti privati e prestazioni creditizie e sociali per i dipendenti pubblici) che incidono sul bilancio dell’Istituto per 16.371 milioni, con un aumento dell’11,4% rispetto ai 14.695 milioni dell’anno precedente.