(Teleborsa) – La ripresa dell’economia ha favorito l’ulteriore aumento del numero delle imprese assicurate, salito a 1,55 milioni nel III trimestre 2022, da 1,47 milioni all’inizio del 2018, per poi ridursi leggermente nella parte finale dell’anno, recuperando, comunque, quanto perso nel 2020. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio.
“Durante la pandemia, le misure di sostegno alle imprese hanno evitato la chiusura di aziende, il cui numero ha subito solo una moderata flessione rispetto alla complessità della crisi. Nel 2022, l’ampia e rapida crescita dell’inflazione – ha sottolineato nella sua relazione il commissario dell’Inps, Micaela Gelera – non sembra aver avuto un effetto significativo sulla domanda di lavoro delle imprese. Solo nella seconda parte dell’anno si è assistito ad un lieve peggioramento, con una riduzione della creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento della distruzione di quelli esistenti”.
Ricorso alla CIG – “Con l’esclusione del picco del 2020, le aziende non sembrano, inoltre, aver fatto ricorso massivo alla CIG per proteggere le posizioni di lavoro. Il 2022 appare, dunque, – spiega Gelera – un anno ordinario, con circa 12 milioni di ore mensili utilizzate nell’ultimo trimestre. Per le sole imprese energivore si nota un lieve aumento per la CIG ordinaria nella seconda parte dell’anno. Di particolare interesse quanto accaduto alla causale di utilizzo della CIG nel caso di mancanza di materie prime e componenti: mentre all’inizio del 2022 veniva utilizzata prevalentemente da imprese non energivore, a partire dalla crisi Ucraina il ricorso da parte delle energivore è cresciuto, contribuendo a spiegare il solo moderato peggioramento delle posizioni lavorative in essere”.
Decontribuzione Sud ed Esonero Giovani – Le misure di sostegno all’occupazione che agiscono esclusivamente sulla parte contributiva a carico del datore di lavoro producono – rileva il Rapporto – effetti importanti sull’occupazione ma trascurabili sulla dinamica delle retribuzioni. Misure come Decontribuzione Sud, con minori aliquote di agevolazione, riguardanti la parte contributiva a carico del datore di lavoro, e non rivolte a destinatari specifici, generano effetti di minore entità con un ritardo temporale da considerare. “La dinamica dei livelli occupazionali e retributivi – prosegue Gelera – riflette anche le misure di incentivazione introdotte, che sembrano avere avuto effetti differenti, sui quali appare opportuno ragionare. Sia Decontribuzione Sud che Esonero Giovani hanno avuto un impatto positivo sull’occupazione, mentre solo Esonero Giovani ha anche favorito un aumento, seppure contenuto, delle retribuzioni”.