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Gender gap, per le donne salari più bassi in media dell’11%

(Teleborsa) – Le donne percepiscono in media retribuzioni più basse dell’11% rispetto ai colleghi uomini. Questo differenziale è già ampio all’ingresso nel mercato del lavoro – il 16% tra i diplomati, il 13% tra i laureati – e il divario si accentua ancora di più con la maternità e con l’avanzare della carriera. Sono alcuni dei dati sul gender gap in Italia contenuti nel rapporto della Banca d’Italia sul tema che illustra i principali risultati del progetto “Le donne, il lavoro e la crescita economica“.

I risultati sono stati presentati dalla vicedirettrice generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli che ha sottolineato inoltre che “la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita le prospettive di crescita economica dell’Italia“. “Le analisi sui paesi avanzati mostrano che a una più alta partecipazione femminile si associa un reddito pro capite significativamente più elevato: ciò non dipende solo dal fatto che una data espansione dell’offerta di lavoro porta nel lungo periodo a un aumento del prodotto; la letteratura economica mostra anche che una migliore allocazione dei talenti di uomini e donne sostiene la crescita della produttività a livello aggregato”, ha sottolineato.

La dirigente di via Nazionale ha ricordato che nel 2012, in Italia “il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro era pari al 53,2 per cento, 20 punti inferiore rispetto a quello maschile; nei dieci anni successivi il tasso di attività femminile è aumentato di 3,3 punti, il doppio di quello degli uomini, e nel primo trimestre del 2023 ha raggiunto il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, il 57,3 per cento”.

Questa tendenza positiva “va inquadrata – ha spiegato – nel complessivo miglioramento della qualità del capitale umano. Già da almeno un paio di decenni le donne sono circa il 56 per cento dei laureati ogni anno. Nel 2022 le laureate in discipline scientifiche e tecnologiche sono state circa il 20 per cento in più rispetto al 2012. Un ulteriore tangibile risultato positivo riguarda la presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate, pari a circa il 43 per cento nel 2022 a fronte del 7,4 per cento nel 2011: tale aumento è principalmente attribuibile all’attuazione della legge Golfo-Mosca“.

La situazione più difficile resta quella del Mezzogiorno, dove “a tassi di partecipazione particolarmente bassi per entrambi i generi si associa un divario uomo-donna pari a oltre 25 punti percentuali nel primo trimestre di quest’anno (circa 14 punti nel Centro Nord)”. Anche i dati relativi ai successi delle donne laureate “vanno interpretati secondo una visuale più ampia. Nonostante la crescita registrata nel numero di laureate nelle discipline Stem le donne che si laureano in materie scientifiche sono ancora solo il 15 per cento delle laureate totali (il 33 per cento tra gli uomini), suggerendo pertanto che vi sono ampi margini per ulteriori progressi in questo campo”.

Il divario salariale tra uomini e donne, poi, “si attesta in media intorno al 10 per cento, un livello solo di poco inferiore a quello stimato per il 2012. Le carriere delle donne sono particolarmente lente e discontinue. La maggiore presenza delle donne nelle società quotate non ha indotto significativi cambiamenti nella composizione dei vertici delle società sottoposte alla normativa sulle quote di genere”, ha aggiunto Perrazzelli.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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