(Teleborsa) – La ripresa globale sta rallentando, ma l’FMI ha rivisto lievemente al rialzo la previsione di crescita dell’economia mondiale nel 2023, indicando un +3% per quest’anno ed il prossimo rispetto al +3,5% del 2022, La crescita 2023 è stata rivista leggermente a rialzo rispetto alle stime di aprile.
Per gli Stati Uniti si prevede un rallentamento della crescita all’1,8% nel 2023, con una revisione al rialzo di 0,2 punti rispetto alla stima di aprile, ed u PIL all’1% nel 2024 dal 2,7% del 2022. A sostenere l’economia USA contribuirebbe la resilienza dei consumi, riflesso di un mercato del lavoro ancora teso che ha beneficiato di aumenti del reddito reale. Una tendenza che non dovrebbe durare a lungo a causa dell’esaurirsi dei risparmi.
La crescita della Zona Euro dovrebbe attestarsi allo 0,9% quest’anno per recuperare all’1,5% nel 2023, comunque lontano dal 3,5% messo a segno nel 2022. Quanto all’Italia, la crescita è stata rivista al rialzo quest’anno all’1,1%, grazie all’andamento sostenuto dei servizi e del turismo, ma scenderà il prossimo allo 0,9% dopo il +3,7% registrato nel 2022.
Per i mercati emergenti si prevede una crescita stabile al 4% ed una leggera accelerazione al 4,1% l’anno prossimo. La Cina farà segnare una crescita del PIL del 5,2% quest’anno e del 4,5% nel 2024.
Il rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali – spiega l’Istituto di Washington – continua a pesare sull’attività economica e si prevede che l’inflazione globale scenderà dall’8,7% nel 2022 al 6,8% nel 2023 e al 5,2% nel 2024. L’inflazione sottostante (core) dovrebbe diminuire più gradualmente e le previsioni per l’inflazione nel 2024 sono state riviste al rialzo.
La recente risoluzione della situazione di stallo sul tetto del debito statunitense e, all’inizio di quest’anno, l’azione decisa delle autorità per contenere le turbolenze nel sistema bancario statunitense e svizzero, hanno ridotto i rischi immediati nel settore finanziario. Tuttavia, i rischi per la crescita globale rimangono orientati verso il basso, dal momento che non si escludono ulteriori shock dell’offerta, nuove turbolenze del settore finanziario, l’inasprimento delle politiche delle banche centrali ed un rallentamento della crescita della Cina.
Nella maggior parte delle economie, la priorità resta il raggiungimento di una disinflazione duratura ed il mantenimento della stabilità finanziaria. Pertanto, le banche centrali dovrebbero rimanere concentrate sul ripristino della stabilità dei prezzi e sul rafforzamento della vigilanza bancaria e del monitoraggio dei rischi. “Se le tensioni del mercato dovessero materializzarsi – sottolinea il Fondo Monetario – gli Stati dovrebbero fornire tempestivamente liquidità, mitigando la possibilità di azzardo morale. Dovrebbero anche costituire riserve di bilancio, in modo tale da poter offrire un sostegno mirato ai più vulnerabili. I miglioramenti dal lato dell’offerta faciliterebbero il risanamento fiscale e un calo più graduale dell’inflazione verso i livelli target”.
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