(Teleborsa) – La Fed prevede una “lieve recessione” più avanti nel 2023. E’ quanto emerge dai verbali della riunione della banca centrale americana del 21 e 22 marzo, che rivelano come la decisione di alzare i tassi dello 0,25%, lo scorso mese, sia stata presa all’unanimità.
I funzionari della Fed hanno concordato che l’inflazione è a livelli inaccettabilmente elevati e rilevato che i recenti dati hanno indicato progressi più lenti del previsto sulla disinflazione.
Secondo i banchieri centrali “per una disinflazione sostenuta servirebbe ancora qualche allentamento nelle restrizioni del mercato del lavoro e rallentamenti nella crescita delle retribuzioni nominali”.
Ci sono “pochi segnali che le pressioni si stiano abbattendo ad un ritmo sufficiente da far tornare l’inflazione al 2% nel corso del tempo” – si sottolinea nel documento -. A fronte di questo contesto “il rialzo dei tassi da 25 punti base è stato deciso all’unanimità” ed è stato anche “concordato di continuare il processo di riduzione della mole del bilancio”.
Nel documento si ribadisce inoltre che è stato convenuto che “qualche inasprimento addizionale della policy potrebbe essere appropriato per raggiungere una linea sufficientemente restrittiva da far tornare l’inflazione” all’obiettivo del 2%. Un chiaro segnale che forse il picco dei tassi è ormai vicino, ma non è detto che si profili una pausa nel breve termine.