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Energia, regolatori UE: servono misure mirate e incentivi per comportamenti positivi

(Teleborsa) – Il 2022 è stato un anno senza precedenti per il mercato europeo dell’energia e quindi per i mercati retail, poiché la ripresa post-pandemia e l’invasione della Russia in Ucraina hanno causato un’impennata dei prezzi all’ingrosso dell’energia, che ha poi avuto un pesante impatto sulle bollette dei consumatori. Durante la crisi, i governi di ciascuno Stato membro sono intervenuti per sostenere i propri consumatori residenziali e industriali, ma tale sostegno ha avuto un costo significativo per i bilanci nazionali e una lezione importante da trarre dal 2022 è la necessità di mirare ulteriormente le misure di sostegno (se necessario) e di incentivare la riduzione del consumo energetico.

Lo affermano l’Agenzia europea dei regolatori dell’energia (ACER) e il Consiglio dei regolatori europei dell’energia (CEER) nella pubblicazione “Energy Retail and Consumer Protection 2023 Market Monitoring Report (MMR)”, che analizza l’andamento del mercato energetico nell’anno passato.

Tra i punti salienti, viene evidenziato che, nella maggior parte degli Stati membri, i prezzi al dettaglio dell’elettricità e del gas sono aumentati in modo significativo in risposta ai picchi dei prezzi all’ingrosso, ma nonostante le recenti riduzioni dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità i prezzi per gli utenti finali stanno scendendo a ritmi più lenti.

Inoltre, viene sottolineato che la crisi ha innescato una riduzione della domanda, soprattutto tra i clienti industriali; al contrario, la domanda di energia nel settore domestico non è stata fortemente colpita dalla crisi energetica. Mentre in alcuni Stati membri la diffusione dei contratti a prezzo fisso è aumentata (rispetto al 2021), in altri i clienti sono passati a contratti a prezzo variabile o ad altri tipi di contratti.

Sul tema della necessità di interventi mirati, scendendo più nel dettaglio, il rapporto evidenzia che “la continuazione di un sostegno su base più ampia potrebbe, in definitiva, spingere ulteriormente l’inflazione, aggravando così gli impatti della crisi affrontata dai più vulnerabili nelle nostre società”.

Più in generale, si potrebbero prendere in considerazione incentivi per comportamenti positivi, come pagamenti per modificare i modelli di consumo per utilizzare l’energia nelle ore non di punta o quando le energie rinnovabili sono più diffuse, o l’uso di mezzi semplici per migliorare l’efficienza energetica delle case. Gli spostamenti della domanda da parte di una parte dei consumatori potrebbero portare un vantaggio a tutti attraverso prezzi di punta più bassi.

ACER e CEER suggeriscono l’adozione di buone misure che incentivano il comportamento dei consumatori. Un esempio del genere è l’Austria, dove una certa percentuale del consumo energetico di una famiglia standard è fornita a una tariffa sociale, mentre il resto è esposto ai prezzi di mercato (mantenendo l’incentivo sui prezzi).

Anche se la crisi energetica sembra ora alle spalle, non bisogna dimenticare gli ingenti costi con cui l’Europa l’ha affrontata: le misure attuate in tutta l’UE come risposta alla crisi energetica hanno avuto un costo stimato a circa 646 miliardi di euro. Per contestualizzare questa cifra, la risposta al Covid-19 è costata all’UE circa 1,2 trilioni di euro.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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