(Teleborsa) – “Nel 2022, gli incentivi edilizi considerati quale stimolo effettivo agli investimenti in costruzioni, pari a 32 miliardi, rappresentano poco più dell’8% degli investimenti complessivi dell’anno. L’impatto stimato sul valore aggiunto del sistema produttivo è di poco meno di 26 miliardi di euro (pari all’1,4%), quello sul solo settore delle costruzioni è poco più del 14%”. In termini occupazionali, l’effetto è pari al 1,7% (413 mila unità lavorative annue), mentre sul reddito l’effetto è pari all’1,5% (11,6 miliardi di euro)”. È quanto ha affermato il direttore della Direzione Centrale per la Contabilità Nazionale Giovanni Savio in audizione alla commissione Bilancio della Camera sugli incentivi fiscali in edilizilia. “In termini occupazionali, l’effetto – ha aggiunto – è pari al 1,7% (413 mila ULA), mentre sul reddito l’effetto è pari all’1,5% (11,6 miliardi di euro)”.
Il Superbonus del 110% e il Bonus facciate – secondo le stime dell’Istat – hanno prodotto gli investimenti addizionali in costruzioni pari a 758 milioni di euro per il 2020, 18,6 miliardi per il 2021 e 32,0 miliardi per il 2022. In totale nel triennio quasi 51,4 miliardi di euro. “Secondo la simulazione, per l’anno 2020, lo stimolo degli incentivi edilizi al sistema produttivo – ha evidenziato Savio – risulterebbe trascurabile sia sul valore aggiunto (poco meno di 640 milioni di euro) sia su occupazione e redditi. Nel 2021, gli incentivi edilizi considerati quale stimolo effettivo agli investimenti in costruzioni, 18,6 miliardi, sono pari al 5,4% degli investimenti complessivi e l’impatto stimato sul valore aggiunto del sistema produttivo è di circa 15,6 miliardi di euro (pari allo 0,9%). Di questi, poco più della metà si concentrano nel settore delle costruzioni, con uno stimolo al valore aggiunto del settore pari al 10,1%. In termini di occupazione, l’effetto complessivo è dell’1,1% (circa 261 mila unità di lavoro a tempo pieno, ULA20), mentre nelle costruzioni è del 10,0% (circa 160 mila ULA). Lo stimolo sui redditi da lavoro è pari a circa 7,0 miliardi di euro (l’1,0% del totale). Nel biennio 2021-2022, in termini di scostamenti percentuali (cumulati) rispetto allo scenario base di assenza di incentivi, la crescita aggiuntiva in termini reali attribuibile alle spese riferite al Superbonus 110% e al Bonus facciate oscillerebbe tra 1,4 punti nel primo scenario e 2,6 punti nel secondo, assumendo in entrambi i casi un’intensità più contenuta nel secondo anno” ha detto Savio, facendo riferimento ad un esercizio di simulazione che “si basa sul profilo degli investimenti addizionali in costruzioni” pari a +18,6 miliardi nel 2021 e +32,0 miliardi nel 2022 rispetto allo scenario controfattuale di assenza di incentivi.
“Gli investimenti in costruzioni hanno mostrato nel biennio (2021-22) – ha detto Savio – tassi di crescita più elevati del valore aggiunto: quelli in Abitazioni sono aumentati del 37,2% nel 2021 e dell’10,3% nel 2022, quelli in Fabbricati residenziali e altre opere rispettivamente del 18,4% e 12,9%. In rapporto al PIL, gli investimenti del settore sono così tornati sui valori osservati nel 2008. Nel biennio 2021-2022, il settore delle costruzioni ha conosciuto un periodo di crescita eccezionale”.
Per il settore dell’edilizia gli ultimi dati congiunturali, relativi ai primi mesi del 2023, – rileva l’Istat – mostrano nel complesso segnali moderatamente positivi. L’indice della produzione nelle costruzioni ha registrato, a marzo, un lieve incremento (+0,1%), dopo il calo marginale di gennaio (-0,2% la variazione congiunturale) e il recupero di febbraio (+0,3%). Su base trimestrale – sottolinea l’istituto di statistica – l’aumento congiunturale dell’indice rimane robusto (+1,1% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti). Nel confronto con i primi tre mesi del 2022, l’indice corretto della produzione nelle costruzioni registra però una lieve flessione (-0,4%). Ad aprile, il clima di fiducia delle imprese di costruzioni ha mostrato una decisa accelerazione, attestandosi su livelli molto alti dell’indicatore (a 164,2, dal 159,1 di marzo), a fronte del peggioramento della fiducia delle imprese manifatturiere e del commercio al dettaglio e un aumento più contenuto per quelle dei servizi di mercato.