(Teleborsa) – Dai limiti elettromagnetici alle migrazioni verso le reti ultraveloci, dallo sviluppo delle tecnologie emergenti ai contratti di espansione: dieci articoli con norme destinate a tre settori (banda ultralarga, sviluppo tecnologico e lavoro) e risorse per complessivi 1,5 miliardi. È quanto prevede la bozza preliminare del decreto Tlc.
Il grosso delle risorse è destinato a due norme per agevolazioni fiscali in materia di energia. Si tratta di 1,2 miliardi, di cui la metà per introdurre in modo strutturale, per tre anni, l’azzeramento degli oneri di sistema per le imprese energivore (utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW) anche connesse in media e alta/altissima tensione delle imprese che offrono servizi di pubblica utilità e che sono soggette alla disciplina della Golden Power, estendendo quindi così la misura anche alle Tlc. Gli altri 600 milioni servono ad estendere alle Tlc in modo strutturale le agevolazioni relative ai costi dell’energia previste per le imprese energivore.
Con una norma sulla migrazione verso le reti ultraveloci, con il passaggio alla fibra – per la quale si stanziano 8 milioni – si prevede inoltre che, con decreto del Mimit, d’intesa con l’Agcom, vengano stabilite le modalità e le tempistiche con le quali sarà possibile favorire la migrazione progressiva dei servizi di telecomunicazione sulla rete di nuova generazione in fibra ottica, anche prevedendo, al tal fine, l’attivazione di progetti di sperimentazione per il passaggio dalla rete in rame alla fibra in determinate città, in cui la copertura della infrastruttura fisica sia pari o superiore al 60% del territorio. Per incentivare il passaggio dal rame alla fibra è previsto un contributo per l’operatore che migra i propri clienti verso tecnologie più performanti: nella bozza di decreto il costo è di 200 milioni.
La bozza contiene poi misure per lo sviluppo delle tecnologie emergenti, per un costo di 120 milioni. Per favorire l’innovazione del settore scientifico culturale, si stanziano 500mila euro all’anno per il Museo storico della comunicazione, per garantire l’assunzione di personale dedicato, la manutenzione delle opere, l’allestimento di mostre tematiche, i costi di manutenzione e hosting del portale web dedicato e l’allestimento di spazio dedicato al merchandising. Infine due norme in materia di lavoro. Una prima norma, che ha l’obiettivo di favorire le aggregazioni aziendali o di rami di esse per promuovere nuovi progetti industriali, consente, in via sperimentale e nelle nuove realtà aziendali aggregate con oltre 1.000 dipendenti (in cui è più ipotizzabile il fenomeno aggregativo con queste finalità), la possibilità di stipulare in sede governativa un accordo con le associazioni sindacali in cui è definito un progetto industriale e di politica attiva che illustri le azioni volte a superare le difficoltà del settore in cui opera l’azienda e le azioni per la formazione o la riqualificazione dei lavoratori. A fronte dell’accordo, al datore di lavoro spetta un esonero contributivo per ciascun lavoratore trasferito nella misura del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali, per un periodo di ventiquattro mesi, nel limite massimo di importo annuo pari a 3.500 euro.
La seconda norma è sui contratti di espansione ed è finalizzata ad agevolare e incrementare il turn over generazionale, estendendo la platea dei lavoratori potenzialmente interessati allo scivolo pensionistico anche a coloro che si trovino oltre i 60 mesi (originariamente previsti nel testo di legge) e fino agli 84 mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata, alleggerendo gli oneri economici a carico del datore di lavoro e incentivando i piani a lungo termine legati a nuove assunzioni.
I limiti delle emissioni di campo elettromagnetico saliranno per consentire un “risparmio” agli operatori di Tlc che, in sostanza, aumentando la potenza delle loro antenne ne potranno installare meno. La bozza del dl Tlc prevede che sia un Dpcm, previa intesa in Conferenza unificata, ad aumentare i valori di riferimento dove necessario. Qualora “non si raggiunga un’intesa”, i limiti oggi a 6 V/m “sono innalzati a 24 V/m”. Questo per garantire – spiega la relazione – “il miglioramento del servizio (in termini di copertura) riducendo l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne”.
Il decreto andrà adottato entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto, su proposta del ministro delle Imprese, di concerto con i ministri dell’Ambiente e della Salute e sentiti il Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico e le competenti Commissioni parlamentari, e previa intesa in sede di Conferenza unificata.