(Teleborsa) – Il decreto PA sbarca alla Camera e promette di infiammare lo scontro politico in particolare in scia agli emendamenti che limitano i controlli della Corte dei Conti sulle spese del PNRR.
Il governo però vuole fare in fretta e, al momento, non è escluso un ricorso alla fiducia per archiviare le polemiche e poi tirare dritto verso l’approvazione del testo al Senato. Ma a Montecitorio Pd ed M5s si preparano a dare battaglia. Soprattutto se verrà tagliata la discussione in Aula. Intanto, dopo le tensioni con la Commissione europea sui controlli della Corte dei Conti, a Palazzo Chigi è tempo di tregua.
Il sottosegretario al Mef Federico Freni “derubrica” quanto avvenuto: “non è un incidente con la Commissione europea, ma con un qualsiasi funzionario”. “Un passaggio irrilevante”, “un suono di disturbo”, aggiunge, che non intaccherebbe la trattativa con la Commissione sul Piano di ripresa e resilienza. Il deputato della Lega torna quindi sul merito della questione. “Il controllo concomitante sul Pnrr – dice – è un’assoluta anomalia italiana, una sorta di cogestione che per quanto mi riguarda ha poco senso”.
La polemica, però, resta viva. Sulla Corte dei Conti, interviene anche il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo. “La rivendicazione di un primato dei poteri discrezionali della Pa”, dichiara, è “tanto più credibile se alla richiesta di arretramento dei controlli esterni si accompagna un deciso rafforzamento delle linee di controllo interne, ma non mi pare che di ciò ci sia traccia significativa”. Per Melillo, bisogna impiegare al più presto le risorse del Pnrr, ma bisogna “farlo bene, evitando che esse si disperdano nei mille rivoli degli abusi e della corruzione”, o peggio, “che finiscano nelle mani della criminalità mafiosa”.
Parole che rinfocolano gli animi delle opposizioni, ad esclusione del Terzo Polo, in vista del voto in Aula.