(Teleborsa) – I finanziamenti per i progetti a supporto di clima e natura esistono, ma non sono abbastanza. Per ogni dollaro impiegato in finanza climatica nel 2020 ne sarebbero serviti altri 4. Secondo BCG e The Rockfeller Foundation, la strada è ancora lunga e, per raggiungere gli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi, serviranno investimenti da oltre 100-150mila miliardi di dollari a livello globale nei prossimi 3 decenni. Politiche storiche come l’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense e il Green Deal europeo – rileva BCG – hanno dato una grande spinta alla sostenibilità in ambito finanziario che, dal 2024, sarà orientato a nuove aree di investimento come quella delle Nature-based Solution (NbS): iniziative che hanno impatti positivi, rigenerativi o mitigativi sulla natura, non limitate all’aspetto delle emissioni di CO2 ma riguardanti sistemi come l’acqua, gli oceani o il terreno. I finanziamenti per i progetti di adattamento e resilienza nel 2020 ammontavano solo al 10% di quanto necessario, gap ben visibile oggi alla luce del ritmo e della portata degli impatti negativi del clima sugli ecosistemi.
Ci troviamo in un momento cruciale per gli operatori di finanza climatica: bisogna trasformare gli impegni presi finora in azioni e progressi concreti. Per riuscirci – questa la posizione di BCG in tema Finanza Climatica, tema che domani sarà al centro della COP28 – sarà necessario attivare collaborazioni tra diverse categorie di investitori, aziende, innovatori, filantropi e governi. “La finanza sostenibile è la leva più efficace per raggiungere l’obiettivo emissioni zero. L’attuale gap di investimenti nell’ambito del clima si traduce in almeno 3-5 mila miliardi di dollari di investimenti all’anno nei prossimi 30 anni, con un aumento da cinque a otto volte rispetto ai livelli attuali. Questo spinge a ripensare e implementare una nuova architettura finanziaria per raggiungere realmente gli obiettivi climatici, nonché a lavorare più velocemente e più uniti per riuscirci” ha spiegato Elisa Crotti, Managing Director e Partner di BCG.
Le società di private equity (PE) riescono meglio a promuovere progetti di decarbonizzazione verso le società di grandi dimensioni nel loro portafoglio (più delle controparti pubbliche) rispetto alle piccole. Infatti, – evidenzia BCG – lavorando con business più ampi, le PE stanno espandendo gli schemi di investimento anche alla decarbonizzazione. Le PE possono promuovere notevolmente l’utilizzo delle energie rinnovabili: le società in portafoglio per più di due anni mostrano un livello di adozione delle rinnovabili tre volte superiore rispetto a quelle detenute da meno tempo. Questo potrebbe, per BCG, essere utile in mercati come gli Stati Uniti, dove l’uso delle energie rinnovabili è in ritardo rispetto all’Europa.
Le aziende private creano più posti di lavoro rispetto a quelle pubbliche. Nell’ultimo anno, infatti, le prime hanno assunto 4 nuovi dipendenti netti in più ogni 100 dipendenti a tempo pieno rispetto alle seconde. Inoltre, le PE – sottolinea BCG – spingono per migliorare la qualità dell’ambiente di lavoro, poiché ha conseguenze dirette sulle performance finanziarie oltre che sulle persone. Oggi il 57% di aziende private ha almeno una donna nel proprio CdA, rispetto al 90% delle aziende pubbliche. Se consideriamo le donne in posizioni di leadership, però, nelle società private ne troviamo un 22%, rispetto al 17% delle aziende pubbliche. Inoltre, la percentuale di donne C-suite nelle aziende private aumenta per la durata dell’investimento di un fondo di PE.
La natura è una priorità chiave per le istituzioni finanziarie – Secondo lo studio BCG For Financial Institutions, Nature Is the Next Frontier, oltre 40mila miliardi di dollari di valore economico all’anno dipendono direttamente dalla natura e i servizi che ne derivano, eppure l’abitabilità del pianeta ha dei limiti e in questo momento l’attività umana ed economica ne sta superando diversi. Stando ai dati della Banca Centrale Europea (BCE), ad esempio, il 75% dei prestiti bancari alle imprese che operano nell’area dell’euro è andato a imprese che dipendono direttamente da risorse naturali. Le istituzioni finanziarie, oltre a comprendere la necessità di accelerare il progresso verso l’obiettivo Net-Zero, sono anche le realtà in grado di identificare i rischi maggiori per la natura, finanziare interventi intelligenti e aprire nuove vie di sviluppo sostenibile.
L’attività finanziaria per la natura richiederà un approccio ecosistemico completo – Proteggere il nostro pianeta è una sfida che richiede soluzioni ecosistemiche. Finanziare la transizione energetica richiederà quindi un’azione collettiva che riguarda sì le istituzioni finanziare, ma anche i governi, le organizzazioni non governative e il settore privato. Secondo il report BCG Climate Finance Needs a Push. Asset Owners Can Supply One, gli investimenti del mercato privato svolgono già un ruolo importante nel guidare i proprietari di asset verso investimenti in soluzioni sostenibili. La raccolta di fondi per la transizione climatica ha infatti raggiunto i 75 miliardi di dollari nel 2022, in aumento del 29% rispetto al 2021. Allo stesso tempo, i crescenti sforzi del settore pubblico per sostenere i finanziamenti per il clima avranno effetti positivi e porteranno ad una crescita del numero di opportunità di investimento.
Finanziare una transizione giusta – Lo studio BCG A Just Energy Transition Takes an Ecosystem evidenzia come gli investitori possano incorporare i principi di una transizione giusta nei criteri di investimento, favorendo l’aumento dei finanziamenti per il clima, mentre le banche di sviluppo nazionali e internazionali, comprese le banche multilaterali di sviluppo, possono contribuire ad affrontare le disuguaglianze nei finanziamenti globali per il clima. In questo ambito, due aspetti sono fondamentali: Sfruttare le metriche. Gli investitori dovrebbero creare strumenti che valutino le aziende attraverso un’ottica di transizione giusta, tenendo in considerazione i risultati nelle decisioni di investimento e di allocazione del capitale; Aumentare i finanziamenti globali e colmare la mancanza di finanziamenti nelle economie in via di sviluppo. Gli investitori possono sostenere gli sforzi per integrare i fattori legati al clima nei modelli di rischio, quantificare il costo della mancanza di azioni a favore dell’ambiente e collaborare con le aziende, le istituzioni politiche e le ONG per superare le barriere che impediscono l’impiego di capitali privati.