(Teleborsa) – Cassa Depositi e Prestiti, nel 2022, ha impegnato risorse per 30,6 miliardi di euro, il valore “più alto mai raggiunto nella sua storia” a conferma che “il piano sta portando i suoi frutti”. E’ quanto affermato dall’Amministratore delegato di CDP, Dario Scannapieco, in occasione della presentazione a Milano dell’impatto delle iniziative del gruppo nel corso dell’anno passato.
La cifra rappresenta il 125% del budget, che era fissato a 24 miliardi di euro – sottolinea il numero uno di CDP – e risulta in “significativa” crescita rispetto al 2021 (+28%).
La Cassa, nel primo anno di operatività del piano, ha attivato investimenti per 80 miliardi, con un impatto sul PIL dell’1,7%. “Abbiamo ampliato l’operatività”, ha ricordato Scannapieco, aggiungendo che CDP è diventata “il braccio operativo per la messa a terra dei progetti”.
Fra le attività messe a terra da CDP il sostegno a 45mila imprese con strumenti di garanzia e la raccolta di 600 milioni attraverso fondi di venture capital, private equity e real assets. C’è stato inoltre un incremento importante nei finanziamenti delle infrastrutture, con 24 operazioni, ed una accelerazione sulla cooperazione internazionale.
Nel 2022 Cassa depositi e prestiti ha liberato nuove risorse per oltre 800 milioni di euro, 600 milioni da dismissioni perfezionate di investimenti e 200 milioni da cessioni immobiliari gia’ realizzate. Mch
Scannapieco ha parlato anche del Piano, ricordando che è stato fatto nel 2021 ed ha subito un check in autunno “per vedere se era ancora valido”, ma “l’impianto rimane lo stesso”. L’Ad della cassa ha ricordato che l’obiettivo restano infrastrutture ed imprese ed “temi caldi” come la transizione energetica e vi sono poi dei settori prioritari. Tra le altre cose con Cassa – ha proseguito – espanderemo l’offerta di advisory, continueremo la vendita di asset non strategici e ci concentriamo sullo sviluppo della SGR immobiliare”.
Il Piano di CDP ha come obiettivo ricostruire un buffer di capitale, pari al massimo a 1,2 miliardi nel 2024, in quanto “troppo free capital non è una cosa sana” perché le risorse vanno investire ed occorre “bilanciare solidità patrimoniale con un uso efficiente delle risorse”.