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Caro prezzi, Associazioni dei consumatori: “Governo intervenga per calmierare listini”

(Teleborsa) – “Il dato di febbraio è in linea con le attese. Si conferma il rallentamento della domanda delle famiglie, enfatizzato dalla revisione al ribasso della stima per gennaio. L’elevata inflazione, sebbene in riduzione, impone, attraverso l’erosione del potere d’acquisto del reddito e dei risparmi, una selezione degli acquisti e delle formule distributive. Ne risultano particolarmente colpiti i beni alimentari e i negozi di prossimità. Brillano, per distacco, i discount. Nel complesso, non modifichiamo l’outlook favorevole per i prossimi mesi riguardo al superamento dell’attuale moderata recessione, grazie alle esportazioni e al traino del comparto turistico, in un contesto di rientro delle tensioni sui prezzi al consumo”. È quanto rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio commentando i dati Istat relativi al commercio al dettaglio a febbraio del 2023 che, evidenziando l’effetto che ancora oggi l’inflazione provoca sulle famiglie italiane, mostrano, a febbraio, un calo delle vendite in valore al dettaglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e un +5,8% su base annua. Dai dati emerge, inoltre, l’impatto del caro prezzi sul carrello della spesa.

Anche a febbraio le vendite registrano un crollo verticale in volume, con una contrazione su base annua del -3,5% a fronte di un aumento in valore addirittura del +5,8% – analizza il Codacons –. Questo a conferma che il calo dell’inflazione registrato nell’ultimo periodo è solo una illusione ottica dovuta alla riduzione delle tariffe energetiche, mentre i prezzi al dettaglio continuano a mantenersi a livelli elevatissimi incidendo sulla spesa degli italiani. “Le famiglie continuano a spendere di più per acquistare sempre meno, e la dimostrazione lampante arriva dagli alimentari, comparto dove le vendite a febbraio precipitano del -4,9% in volume a fronte di un aumento in valore del 7,9% – afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Al netto dell’inflazione, quindi, una famiglia con due figli ha ridotto la spesa alimentare per circa 377 euro annui, numeri che dimostrano la necessità di interventi da parte del Governo per calmierare i listini al dettaglio”.

“Italiani affamati dal carovita! Nonostante l’inflazione alle stelle, rispetto a gennaio scendono dello 0,3% persino le vendite alimentari, che in volume precipitano dell’1,8%. Su base tendenziale, poi, il divario tra dati alimentari in valore e in volume diventa addirittura abissale, da +7,9 a -4,9%, un gap di 12,8 punti percentuali, praticamente un precipizio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lo studio dell’Unc, le vendite alimentari in volume precipitano non solo su febbraio 2022, ma anche rispetto a febbraio 2021 (-6,5%), a febbraio 2020 (-11,7%) o 2019 (-4,4%).

“Per affrontare il caro-prezzi le famiglie continuano a tagliare le spese primarie come gli alimentari – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. Le vendite nel comparto alimentare registrano infatti a febbraio una contrazione annua in volume del -4,9%, contro un aumento in valore del +7,9% determinato dal forte rialzo dei listini nel settore, che viaggiano con rialzi superiori al 13% annuo. Al netto dell’inflazione, questo significa che la spesa alimentare degli italiani cala complessivamente per 7,1 miliardi di euro su base annua, con una riduzione media di -377 euro se si considera un nucleo con due figli. È una vergogna che gli italiani per arrivare a fine mese siano costretti a tagliare la spesa per il cibo – prosegue Truzzi – Riteniamo che il Governo debba intervenire inserendo la questione prezzi come priorità della propria agenda politica, adottando misure specifiche per calmierare i listini al dettaglio e sostenere i consumi”.

“Il caro prezzi taglia del 4,9% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2022 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,9% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica – sottolinea Coldiretti –. La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,9% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Il risultato dei discount – precisa la Coldiretti – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie infatti vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. In tale scenario per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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