(Teleborsa) – Nel periodo che va dal 2021 ai primi due mesi del 2023, ammontano a complessivi 135 miliardi di euro i crediti fiscali legati ai bonus edilizi di cui 75 miliardi accertati dall’Enea per il Superbonus e almeno 60 miliardi di altri incentivi (Ecobonus, Sisma, Facciate, Ristrutturazioni). È quanto ha riferito la Corte dei Conti nel corso dell’audizione in Commissione finanze al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale, con particolare riferimento ai crediti d’imposta.
“Si tratta di un ammontare indicativo ma estremamente ingente – hanno spiegato i magistrati contabili – più del doppio della quota di sovvenzioni del PNRR, che ha esaurito la capienza delle imprese che effettuavano i lavori e ha messo sotto pressione, già nell’autunno del 2022, i ‘cassetti fiscali’ delle imprese finanziarie che potevano essere i cessionari privilegiati di questi crediti di imposta”.
Le “ingenti” risorse destinate all’efficienza energetica con il Superbonus hanno fino ad ora permesso di intervenire su meno di 400 mila immobili, “una quota notevolmente ridotta rispetto ai 57 milioni di unità immobiliari e ai circa 20 milioni di abitazioni principali esistenti nel nostro Paese”. Va inoltre considerato l’impatto sui conti pubblici. Il solo Superbonus, a fronte di stime di spesa pari a 33 miliardi, risultanti dalle relazioni tecniche degli ultimi interventi normativi, ha comportato in realtà un onere per l’erario al momento valutato in oltre 75 miliardi.
“Nel caso di bonus così innovativi – ha affermato la Corte dei Conti – sarebbe stato certamente consigliabile introdurre dei limiti di stanziamento, raggiunti i quali si sarebbe potuta avviare una approfondita riflessione sull’efficacia dell’incentivazione e, quindi, sulla sostenibilità finanziaria della misura. Inoltre, le risorse impegnate non sembrano essere state sufficientemente focalizzate, né con riferimento ai soggetti fragili e realmente bisognosi dello stimolo, né agli obiettivi di efficienza energetica di lungo periodo, che richiederanno interventi continuativi nei prossimi anni”.
Secondo la Corte, quindi “occorre da un lato semplificare il sistema e dall’altro effettuare scelte sui settori di impiego delle risorse ritenuti prioritari, selezionando gli interventi in coerenza con gli obiettivi di interesse generale in un’ottica di lungo periodo, e modulando l’intensità dell’aiuto in relazione a obiettivi specifici”.