(Teleborsa) –
Anche se l’inflazione nella zona euro inizia rallentare “non è ancora il momento per fermare” i rialzi dei tassi di interesse. I dati attuali “indicano che i tassi di interesse dovranno essere nuovamente alzati, ora non e’ il momento di fermarsi”. Questa la linea espressa dal capo economista della Bce, Philip Lane, in un’intervista a Le Monde. Una dichiarazione che giunge a poche ore delle affermazioni del componente del board Isabel Schnabel per la quale, “visto il perdurare dell’inflazione è troppo presto per cantare vittoria” e che si somma a quella di altri membri del consiglio. Meno numerosa appare la pattuglia di coloro, fra cui il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che invitano a una maggior prudenza e a considerare i rischi di inflazione almeno pari agli effetti negativi sui bilanci delle imprese e delle famiglie derivanti dai maggiori costi sui prestiti. In vista del prossimo vertice del 4 maggio dell’istituto centrale cresce, così, l’ipotesi di un nuovo rialzo dei tassi, ora al 3,5%, anche se la sua entità potrebbe ridursi a 25 punti.
A marzo i prezzi al consumo nella zona euro sono aumentati del 6,9% su base annua, il tasso più basso registrato da un anno, ben al di sotto del picco del 10,6% toccato a ottobre. Un calo “significativo” che – ha sottolineato Lane – è “benvenuto in quanto riduce la pressione sul costo della vita”. Tuttavia, – ha precisato Lane – si tratta “prima di tutto” di garantire un ritorno all’obiettivo di inflazione della Bce del 2% “entro un lasso di tempo ragionevole”.
Il capo economista della Bce stima che la stretta monetaria varata un anno fa stia progressivamente producendo effetto per le famiglie. “Stiamo assistendo – ha detto Lane – a un forte calo della domanda di mutui. Per le imprese, stiamo assistendo a un calo significativo degli investimenti. Tutti questi impatti continueranno a diffondersi gradualmente nell’economia, non è finita”, ha aggiunto.
Lane ha comunque ammesso di “non avere la sfera di cristallo, dipenderà dai dati economici”.