(Teleborsa) – “Un gran numero di membri ha inizialmente espresso la preferenza per l’aumento dei tassi di interesse di riferimento della BCE di 75 punti base” al meeting di dicembre, poiché le previsioni erano che l’inflazione “sarebbe stata troppo elevata per troppo tempo e le aspettative del mercato e le condizioni finanziarie prevalenti erano chiaramente incoerenti con un tempestivo ritorno” all’obiettivo di inflazione del 2%. Lo si legge nei verbali della riunione del 14-15 dicembre 2022, dove si evince alla fine hanno accettato un aumento dei tassi più piccolo, accompagnato da un impegno pubblico di Lagarde per ulteriori aumenti di quella dimensione nelle riunioni successive.
“Ciò è stato per certi versi visto come sostanzialmente equivalente all’aumento dei tassi di 75 punti base nella presente riunione, perché un approccio meno anticipato ma più costante per portare i tassi di interesse a livelli restrittivi potrebbe essere visto come coerente con la natura più persistente del processo di inflazione e continua elevata incertezza”, viene sottolineato.
Per quanto riguarda l’inflazione, uno dei passaggi più interessanti è quello in cui si riferisce che “gli ultimi dati suggerivano che l’inflazione stava diventando molto più ampia e persistente. Sebbene il calo dell’inflazione complessiva a novembre fosse stato inaspettato, l’inflazione era ancora superiore a quanto previsto a settembre”.
Sul fronte del quantitative tightening, ovvero la riduzione della liquidità in circolazione, “alcuni membri hanno espresso la preferenza per ridurre il portafoglio APP a un ritmo più veloce o per terminare del tutto i reinvestimenti”.
“È stato avvertito, tuttavia, che un ritmo di riduzione troppo rapido potrebbe portare al riemergere della frammentazione del mercato obbligazionario, che potrebbe rendere più difficile perseguire ulteriori aumenti dei tassi di interesse – si legge nei verbali – In tale prospettiva, un ritmo moderato è stato ritenuto più appropriato, in particolare poiché si stimava che una riduzione del bilancio avrebbe probabilmente solo un impatto limitato sulle prospettive di inflazione”.
Infine, è stato concordato che il Consiglio direttivo dovesse “rafforzare i suoi appelli” affinché le politiche fiscali evitino di esacerbare le pressioni inflazionistiche, “mantenendo misure temporanee, mirate e personalizzate per preservare gli incentivi a consumare meno energia”. In tale contesto “si potrebbero affrontare anche le vulnerabilità di bilancio e la necessità di portare a termine la riforma del quadro di governance economica dell’UE”, viene sottolineato.