(Teleborsa) – Assonime condivide “l’impostazione di fondo” che ispira il progetto di riforma del mercato dei capitali italiano, “volta a ridurre la distanza che attualmente caratterizza la disciplina italiana rispetto a quella degli altri principali paesi anche europei”. Lo ha affermato Stefano Firpo, direttore generale di Assonime, nel corso dell’audizione in Commissione Finanze e Tesoro sul disegno di legge “Competitività dei capitali”.
“Per la prima volta, nel periodo successivo al TUF del ’98, abbiamo di fronte un progetto di riforma di una certa ambizione che non è dettata dalla necessità di reagire a scandali o crisi, ma nasce dalla consapevolezza, ampiamente condivisa da tutte le componenti del mercato, che il sottosviluppo del mercato dei capitali italiani rappresenta un elemento di debolezza strutturale del nostro sistema economico”, ha spiegato.
Assonime ha proposto di integrare alcune misure previste dal provvedimento allo scopo di renderne più efficace l’impatto. In particolare, ha suggerito di estendere il rafforzamento previsto dal DDL per il voto plurimo, utilizzabile solo da società non quotate, anche al voto maggiorato, utilizzabile dalle società già quotate, prevedendo per entrambi la possibilità di attribuire fino a dieci voti per azione. Questo – secondo l’associazione – consentirebbe anche alle società italiane già quotate di poter usufruire di uno strumento, disponibile in altri ordinamenti, che consente di realizzare le operazioni di M&A indispensabili per la crescita e la creazione di valore nel lungo termine, mantenendo continuità dell’indirizzo e della gestione dell’impresa.
L’indisponibilità di questo strumento nel nostro ordinamento “sta gradualmente portando importanti gruppi imprenditoriali italiani a trasferire la sede all’estero, in particolare in Olanda, dove regole più liberali sull’articolazione dei diritti di voto hanno favorito percorsi di crescita significativi”, ha sottolineato. Ad oggi, hanno la sede legale all’estero 7 delle 40 società che compongono l’indice FTSE MIB, con un peso del 30% in termini di capitalizzazione.
Nel concreto, l’associazione propone di consentire alle società quotate di prevedere statutariamente la possibilità di incrementare la maggiorazione del voto in relazione all’allungamento del periodo di detenzione delle azioni, con un rapporto incrementale di 1 voto ogni 12 mesi, fino a un massimo di 10 voti per azione.
Al di là dei vari aggiustamenti, Assonime ha auspicato che il DDL “venga approvato tempestivamente”, ma ha anche evidenziato come “questo intervento rappresenti il primo passo, necessario ma non esaustivo, per affrontare le debolezze che caratterizzano l’intero ecosistema del mercato dei capitali italiani”.