(Teleborsa) – “Nel corso del 2022 sono state introdotte misure per la conciliazione tra vita familiare e lavoro, accompagnate da modifiche di quelle già esistenti. Le misure adottate, come proseguito nel 2023, sono state realizzate con l’obiettivo di agevolare una distribuzione più equa delle responsabilità familiari, di stimolare la natalità – che quest’anno è scesa al suo livello minimo storico, con meno di 400mila nascite – e di
promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. È quanto ha sottolineato il commissario dell’Inps, Micaela Gelera, in occasione della presentazione a Montecitorio del XXII Rapporto Annuale dell’Inps. Nel Rapporto l’Istituto fa il punto sulle misure di supporto alle famiglie previste dalla legislazione italiana e erogate dall’Inps, nonché sull’evoluzione dei beneficiari di Reddito di Cittadinanza e delle loro caratteristiche nel tempo, offrendo anche una comparazione tra il vecchio strumento e le nuove misure che lo hanno sostituito. Vengono, inoltre, fornite alcune analisi relative al riscontro ricevuto dal “Bonus Psicologo”.
Assegno Unico e Universale – ll numero dei beneficiari dell’Assegno Unico e Universale attualmente si avvicina ai 10 milioni.
L’Inps rileva una presenza predominante di genitori lavoratori dipendenti, mentre una percentuale più bassa è rappresentata da genitori autonomi o famiglie senza genitori lavoratori. Il tasso di adesione alla misura si attesta intorno al 90% e varia in base all’età dei beneficiari, raggiungendo il 95% per i figli più piccoli. Viene evidenziato anche un divario territoriale significativo, con un’adesione più alta nelle province del Sud (circa 92%) rispetto a quelle del Centro e del Nord (circa 86%). Circa il 17% dei richiedenti dell’AUU non
fornisce la documentazione relativa all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Questo fenomeno riguarda principalmente famiglie con reddito più elevato, che comunque riceverebbero l’importo minimo dell’assegno. Tuttavia, si nota una maggiore probabilità di non presentare l’ISEE tra gli autonomi e i professionisti, nonché una maggiore incidenza di questa scelta nelle aree con minore capitale sociale. Nel caso degli ex-percettori di RdC, che sono passati da un sistema di erogazione automatica a uno basato su domanda (dove dovevano richiedere l’assegno una volta usciti dal RdC), si è osservato che circa il 66% di loro non ha subito alcuna interruzione nel ricevere le mensilità, mentre il restante 34% ha avuto un periodo in cui non ha ricevuto l’assegno. Inoltre, si è notato che i beneficiari con un ISEE più basso impiegano più tempo medio per presentare domanda di AUU dopo la decadenza/revoca del RdC. “Queste evidenze supportano l’idea – sottolinea l’Inps – che un approccio proattivo alle prestazioni possa essere un utile strumento per colmare lacune informative di vario tipo e garantire il riconoscimento dei diritti a un’utenza particolarmente vulnerabile”.
Richieste di invalidità civile – Tali richieste, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, sono aumentate di circa il 20% dal 2014 al 2019. Nel 2020, con l’insorgere della pandemia, si è registrato un calo di circa il 30% delle domande, che poi si sono stabilizzate nel 2021 su valori simili a quelli pre-pandemia. Circa il 70% delle richieste di invalidità civile è dovuto a quattro principali categorie di
patologie: tumori, malattie psichiatriche, malattie cardiovascolari e malattie del sistema nervoso. Si osserva una stabilità nelle richieste relative alle malattie tumorali, psichiatriche e del sistema nervoso (quest’ultime lievemente cresciute), mentre segnali più preoccupanti emergono dalla continua crescita delle richieste per malattie cardiovascolari, che dal 2014 al 2021 sono cresciute di circa il 43%.
Congedi parentali – L’analisi del take-up del congedo di paternità obbligatorio, la cui disciplina è stata recentemente innovata dal D.Lgs. n. 105 del 2022, mostra che l’adesione alla misura da parte dei dipendenti del settore privato è cresciuta nel tempo, raggiungendo il 64% nel 2022. Si evidenzia che ad avvantaggiarsi dello strumento sono principalmente i padri che godono di condizioni lavorative migliori, assunti con contratti a tempo indeterminato e che guadagnano salari relativamente più alti. Si evidenzia, inoltre, un significativo divario territoriale, con un’adesione media del 76% nel Nord Italia, del 65% nelle regioni centrali e valori relativamente più bassi, con una media del 43%, nelle regioni del Sud. Per quel che riguarda, invece, i congedi parentali, che offrono ai genitori la possibilità di prendersi cura dei propri figli garantendo al contempo la tutela dei diritti e la continuità del rapporto di lavoro, le stime indicano che per le madri occupate nel settore privato non agricolo, l’adesione a questi congedi è stata di circa il 25% per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni nel periodo 2012-2019. I tassi di utilizzo per i congedi relativi ai bambini di età superiore ai tre anni sono molto più contenuti (circa il 5% e il 6% nel 2021 e 2022), indicando che le famiglie italiane fanno ricorso a questi strumenti soprattutto durante i primi anni di vita del bambino. L’analisi rileva, inoltre, che ad usufruire del congedo sono soprattutto le madri con posizioni lavorative più stabili e impiegate in imprese di maggiori dimensioni. L’analisi del tasso di adesione dei padri è lasciata a future indagini.
Bonus Asilo Nido – Bonus Asilo Nido introdotto in Italia nel 2017 e teso a sostenere le famiglie nelle spese relative ai servizi per l’infanzia. Il numero di minori beneficiari del bonus è aumentato nel tempo, raggiungendo circa 425mila beneficiari nel 2022. Si nota anche che per i bambini nati negli anni 2019, 2020 e 2021, il tasso di adesione a questa misura è del 34%. L’importo medio mensile del bonus è di 213 euro per i minori che frequentano un nido privato (il 47%) e di 189 euro per le famiglie che scelgono un nido pubblico (il 53%). Questa differenza riflette il maggior costo degli asili privati, che sono circa il 33% più costosi rispetto a quelli pubblici, e comporta un tasso di copertura inferiore per chi opta per queste strutture private. Il rapporto tra l’importo medio mensile erogato dall’INPS e l’importo medio
mensile pagato per ogni bambino (tasso di copertura) è del 59% per i nidi privati e del 70,5% per quelli pubblici. Tuttavia, questi dati medi nascondono una forte variabilità territoriale con tassi di copertura che vanno dal 38% (59%) per gli asili privati (pubblici) nelle province di Milano e Bologna (Parma e Como) a un massimo di circa il 92-93% (94) nelle province di Agrigento e Vibo Valentia per gli asili privati (pubblici).
Reddito di Cittadinanza – I cambiamenti normativi intervenuti nel 2022 e nel 2023 hanno portato alla sostituzione del Reddito di Cittadinanza con due nuove misure: l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Dalla sua introduzione fino ad aprile 2023, il numero di percettori di RdC ha raggiunto il suo valore massimo nel primo semestre del 2021, con circa 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari e circa 3,5 milioni di individui coinvolti. Successivamente, si è verificata una prima flessione nella seconda metà del 2021, seguita da un trend decrescente che ha portato, nei primi quattro mesi del 2023, a circa 1,2 milioni di nuclei percettori. Inoltre, nel corso del tempo, la composizione dei beneficiari di RdC è cambiata. Si è registrata una diminuzione dei beneficiari in età lavorativa e una riduzione del valore medio dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) dei nuclei percettori, indicando che i nuclei con condizioni economiche relativamente migliori hanno cessato di beneficiare della misura.
Bonus psicologo – Il Bonus Psicologo introdotto per la prima volta durante la pandemia di COVID-19, e consistente in un contributo erogato a coloro che richiedono sostegno per le spese relative a sessioni di psicoterapia presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi, ha ricevuto una forte domanda, di molto superiore allo stanziamento previsto: su circa 387mila domande accolte, che rispondevano ai requisiti di ammissibilità, ne sono state finanziate solo circa 41.500. Si osserva una netta prevalenza di richieste da parte delle donne (70%), tuttavia, nel caso delle richieste a favore dei minori, si verifica un’inversione di tendenza, con il 40% delle richieste riguardanti beneficiari maschi. Dal punto di vista territoriale, non emerge un pattern preciso nel numero di richieste in relazione alla popolazione residente, né una correlazione con l’incidenza del COVID-19 a livello provinciale. “Questo elemento, insieme alla disparità tra le richieste pervenute e quelle finanziabili, – commenta l’Inps – suggerisce l’esistenza di un bisogno preesistente alla crisi pandemica che è stato possibile esprimere grazie a questa misura”.