16 Novembre 2023

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    USA, indice NAHB novembre cala a 34 punti

    (Teleborsa) – Peggiora la fiducia del settore immobiliare USA, sintetizzata dall’indice NAHB. A novembre 2023 il dato si è attestato a 34 punti, rispetto ai 40 punti del mese precedente e atteso dal consensus.Per quanto riguarda le singole componenti dell’indice, quello sulle vendite attuali scende di 6 punti a quota 40, quello relativo alle vendite dei prossimi sei mesi è sceso di 5 punti a 39 punti, mentre quello rappresentativo del traffico dei possibili acquirenti è calato di 5 punti a quota 21.L’indicatore, elaborato dalla National Association of Home Builders (NAHB), rappresenta un quadro sintetico delle aspettative di vendita dei costruttori nel presente e nell’arco dei prossimi sei mesi: una lettura inferiore a 50 mostra una prevalenza di giudizi negativi, mentre un livello superiore indica maggiore ottimismo.”L’aumento dei tassi di interesse dalla fine di agosto ha smorzato le opinioni dei costruttori sulle condizioni di mercato, poiché un gran numero di potenziali acquirenti sono stati esclusi dal mercato – ha affermato Alicia Huey, presidente della NAHB, costruttrice e sviluppatrice di case di Birmingham – Inoltre, tassi di interesse a breve termine più alti hanno aumentato il costo del finanziamento per i costruttori di case e i costruttori di terreni, aggiungendo un altro ostacolo all’offerta immobiliare in un mercato con poche scorte di rivendita”.(Foto: Sebastian Wagner / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    MutuiOnline, Equita alza target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Equita ha incrementato a 37 euro per azione (dai precedenti 34 euro) il target price su MutuiOnline, società quotata su Euronext STAR Milan a attiva nella comparazione, promozione e intermediazione on-line di prodotti di istituzioni finanziarie, confermando la raccomandazione “Buy” sul titolo”.Gli analisti scrivono che, a valle dell’andamento migliore delle attese del 3Q23 e delle indicazioni del management in call, hanno rivisto leggermente al rialzo le stime 2023-25: EPS adj. in media +3% nel periodo, come conseguenza di un’accelerazione del business assicurazioni (sia BPO che Broking) e di maggiore espansione dei margini all’estero, effetti che più che compensano un andamento dei mutui ancora in calo nel 4Q23 e nella prima parte del 2024.(Foto: © Alexander Raths / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Convergenze, consigliere Paolo Pescetto acquista azioni per ribadire fiducia

    (Teleborsa) – Convergenze, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nei settori telecomunicazioni ed energia, ha comunicato che Paolo Pescetto, membro del CdA nonché presidente e fondatore di Redfish Longterm Capital (azionista rilevante della società), ha acquistato in via personale 10.000 azioni di Convergenze sul mercato EGM.”Conosco Convergenze da diversi anni, avendola sostenuta fin dalla quotazione in Borsa – ha detto Paolo Pescetto – Con questa operazione, ho voluto dare un segnale di fiducia nei confronti dell’azienda e del suo titolo in Borsa che, a mio parere, è sottovalutato e sconta fattori esogeni, fiducioso che presto possa tornare ai livelli che gli competono”.Il segnale mandato da Pescetto è arrivato dopo diverse sedute difficili da parte del titolo Convergenze, secondo la società in assenza di notizie tali da giustificare la performance. Le azioni sono passate dagli 1,58 euro per azione dell’8 novembre a 1,05 del 15 novembre.Il 26 ottobre la società ha comunicato ricavi e marginalità al 30 settembre 2023, con la BU TLC in crescita e la BU Energia in calo (risentendo dell’andamento del prezzo della materia prima energia). Il titolo era già sceso dai 2,26 euro del 9 ottobre agli 1,80 euro del 25 ottobre.La società si è quotata sull’ex AIM a dicembre 2020 con un prezzo di collocamento pari a 1,75 euro per azione, restandovi al di sopra fino a metà 2023.”Questa operazione conferma la fiducia del buon lavoro svolto dalla società da parte del consigliere ed esperto dei mercati finanziari Paolo Pescetto che ringraziamo – ha commentato Rosario Pingaro, AD di Convergenze – Siamo pronti a crescere per raggiungere nuovi traguardi, forti del nostro modello di business, e a dare nuova solidità alla azienda, investendo su progetti e soluzioni innovative”. LEGGI TUTTO

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    INPS, in 8 mesi saldo positivo di oltre 968mila contratti di lavoro

    (Teleborsa) – Complessivamente le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati fino ad agosto di quest’anno sono state 5.477.000, in modestissima flessione rispetto allo stesso periodo del 2022 (-0,8%). Essa è dovuta agli andamenti delle assunzioni con contratti in somministrazione (-8%), a tempo indeterminato (-6%) e in apprendistato (-4%). Per le altre tipologie contrattuali si registra una leggera crescita: lavoro intermittente +3%, stagionali e tempo determinato +2%. Le trasformazioni da tempo determinato nel corso dei primi otto mesi del 2023 sono risultate 517.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+5%). Contemporaneamente le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo sono risultate in flessione (-18%). Le cessazioni fino ad agosto del 2023 sono state 4.509.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-2%). Concorrono a questo risultato i contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (-7%) e i contratti in apprendistato (-5%). In controtendenza risultano i contratti a tempo determinato e i contratti stagionali (+1%) e i contratti di lavoro intermittente (+3%). È quanto emerge dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps.Le agevolazioni ai rapporti di lavoro – Le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati nel corso dei primi otto mesi del 2023 – considerando quindi sia le assunzioni che le variazioni contrattuali – presentano complessivamente una variazione pari al -2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, gli esoneri contributivi totali per i giovani e le donne hanno registrato un’importante flessione rispetto allo stesso periodo del 2022: su ciò ha influito la circostanza che la Commissione europea ha autorizzato solo a giugno la concedibilità degli esoneri in oggetto. L’agevolazione “Decontribuzione Sud” segna ancora una crescita (+5%) confermandosi come l’agevolazione di maggior impatto, quantomeno per il numero di dipendenti coinvolti. La consistenza dei rapporti di lavoro – Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro (differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese di agosto rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente). Ad agosto 2023 si registra un saldo positivo pari a 485.000 posizioni di lavoro, confermando un trend significativo di incremento delle posizioni di lavoro sempre compreso negli ultimi 6 mesi tra 450.000 e 500.000 unità. Per il tempo indeterminato la variazione risulta pari a +370.000 unità (spiega quindi oltre i tre quarti dell’incremento complessivo) mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +115.000 unità (dettagliatamente: +37.000 per i rapporti a tempo determinato, +32.000 per gli intermittenti, +30.000 per gli apprendisti, +19.000 per gli stagionali e -3.000 i somministrati). Focus rapporti in somministrazione – Nel report è presente una tavola che espone la disaggregazione degli andamenti dei rapporti di somministrazione distinguendo tra quelli a tempo indeterminato e quelli a termine (questi ultimi includono sia i contratti a tempo determinato che stagionali). Nel corso dei primi otto mesi del 2023, rispetto al corrispondente periodo del 2022, le assunzioni in somministrazione sono aumentate per i contratti a tempo indeterminato (+4%) mentre sono diminuite significativamente quelle a termine (-8%). Anche per le cessazioni si rileva un aumento per i contratti a tempo indeterminato (+9%) e una flessione per i contratti a termine (-8%). Il conseguente saldo annualizzato – e quindi la variazione tendenziale – è risultato ancora negativo ad agosto 2023 (-3.000), esito algebrico di una tendenziale flessione delle posizioni di somministrazione a tempo indeterminato (-5.000) e di un incremento di quelle a termine (+2.000).Il lavoro occasionale – La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) ad agosto 2023 si attesta a poco più di 15.000 unità, in aumento del 20% rispetto allo stesso mese del 2022 confermando un trend in atto dall’inizio del 2023; l’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva risulta pari a 299 euro. Per quanto attiene ai lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF), ad agosto 2023 essi risultano circa 9.000, in diminuzione dell’5% rispetto ad agosto 2022; l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 162 euro. LEGGI TUTTO

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    Poco mossa la Borsa americana, crollano Cisco e Walmart

    (Teleborsa) – Seduta debole per Wall Street, con gli investitori che si trovano a digerire una serie di dati macroeconomici e alcuni trimestrali deludenti di colossi statunitensi.Tra i dati più significativi pubblicati oggi, è emerso che le richieste continuative di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate al livello più alto in quasi due anni, sottolineando le crescenti sfide che i lavoratori disoccupati devono affrontare nel trovare nuovi posti di lavoro. Ciò segnala un ulteriore raffreddamento del mercato del lavoro, che potrebbe consentire alla Federal Reserve di porre fine alla sua aggressiva campagna di inasprimento monetario.Sempre sul fronte della banca centrale, oggi gli operatori guardano ai discorsi di una serie di funzionari della Fed, tra cui il presidente della Fed di New York John Williams e il vicepresidente della Fed per la supervisione Michael Barr.Tra gli altri dati macro, è risultata peggiore delle attese la produzione industriale negli Stati Uniti nel mese di ottobre, sono diminuiti oltre le attese i prezzi import-export sempre a ottobre, e l’attività del settore manifatturiero nell’area di Philadelphia è migliorata a novembre. Con riguardo alle trimestrali più importanti, Cisco Systems ha tagliato le previsioni su ricavi e profitti per l’intero anno a causa del rallentamento della domanda per le sue apparecchiature di rete, mentre Walmart ha messo in guardia sul calo della spesa dei consumatori in vista delle festività natalizie, anche se ha aumentato nuovamente la guidance sulle vendite e utili annuali. Tra le altre indicazioni arrivate, Macy’s ha migliorato la guidance dopo un terzo trimestre oltre le attese, mentre Alibaba ha registrato un terzo trimestre in crescita e comunicato che non procederà con uno spin-off completo dell’unità Cloud.Tra i principali indici di Wall Street, il Dow Jones si ferma a 34.931 punti; sulla stessa linea, si muove intorno alla parità l’S&P-500, che continua la giornata a 4.500 punti. Leggermente negativo il Nasdaq 100 (-0,23%); consolida i livelli della vigilia l’S&P 100 (-0,16%). LEGGI TUTTO

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    USA, produzione industriale ottobre -0,6% m/m, manifattura -0,7%

    (Teleborsa) – Peggiore delle attese la produzione industriale negli Stati Uniti che, nel mese di ottobre 2023, registra una variazione negativa dello 0,6% su base mensile, dopo la variazione del +0,1% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di +0,3%) e rispetto al -0,3% atteso dagli analisti. Su base annua si registra un decremento dello 0,7%.La produzione manifatturiera registra un calo dello 0,7% (-0,3% le aspettative di consensus) che si confronta con il +0,2% di settembre (dato rivisto da un preliminare di +0,4%).Nello stesso periodo la capacità di utilizzo relativa a tutti i settori industriali è diminuita al 78,9%, inferiore alle stime degli analisti (79,4%) dal 79,5% precedente. LEGGI TUTTO

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    TLC, Mediobanca: mercato italiano tra i più frammentati e competitivi

    (Teleborsa) – Nel primo semestre 2023 il giro d’affari aggregato dei principali gruppi mondiali delle telco ha realizzato una crescita del 2,4% rispetto al primo semestre 2022. Con un aumento del 5,9%, le società asiatiche hanno guidato la crescita del settore grazie ai player cinesi (+7,1%) forti del rafforzamento della quota di mercato nel 5G e così dell’accelerazione delle strategie di premiumization. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Area Studi Mediobanca sui maggiori gruppi nel settore delle telecomunicazioni.In rialzo anche gli operatori dell’Emea (+1,4%), ma con l’Europa pressoché stazionaria (+0,6%). In controtendenza i ricavi delle telco americane con una contrazione dell’1,3%. Le condizioni geopolitiche e i timori di recessione hanno frenato gli investimenti, scesi nel complesso del 2,6%, con punte del 3,9% nelle Americhe e del 5% in Europa. Anche considerano l’intero esercizio 2022 – che ha visto il giro d’affari aggregato dei 32 maggiori operatori mondiali crescere del 3,9% – le telco asiatiche continuano a dominare, chiudendo in progressione del +7,3%, mentre le dinamiche sono più contenute per i gruppi americani (+1,1%) e per l’Emea (+2,1%). Al primo posto per ricavi tra i colossi mondiali si colloca la statunitense Verizon (128,3 mld), tallonata dalla cinese China Mobile (127,4 mld). Seguono Deutsche Telekom (114,2 mld, i due terzi dei quali sviluppati negli Usa dalla controllata T-Mobile) e l’altra statunitense AT&T (113,2 mld), scalzata dal podio in seguito alla cessione di WarnerMedia dell’aprile 2022. La centralità dei player asiatici è confermata dalla presenza di cinque di essi tra i primi dieci operatori. Nella classifica mondiale, Tim è 20esima, superata dall’indiana Bharti Airtel, ma scenderebbe in 22esima posizione con ricavi stimati in 13,5 miliardi escludendo le attività di NetCo. Grazie alla cessione di NetCo, viene sottolineato, è stimata per Tim una riduzione dei debiti finanziari di 14,2 miliardi, con abbattimento della leva finanziaria al di sotto del 100%. Tale assetto, spiega il rapporto, consentirebbe di allineare l’incumbent italiano alle best practices europee, rimuovendo i vincoli che ne limitano il potenziale di crescita, sia in termini di operazioni non organiche che di sviluppi strategici che richiedono ingenti investimenti. In Europa il mercato italiano è quello in maggior contrazione – Nel 2022 il settore europeo delle telco è in timido miglioramento, ma non in Italia che, negli ultimi 5 anni, ha subìto il più ampio ridimensionamento tra i mercati del Vecchio Continente. Il primo mercato è quello tedesco con ricavi per 59,1 miliardi (+1,3% sul 2021), seguito da Francia (36,7 mld; +1,8%), Regno Unito (36 mld, al netto della vendita di device i cui importi non sono disponibili; +2,7%), e Spagna (30 mld; +0,6%); il nostro Paese occupa la quinta posizione con 26,9 miliardi, in contrazione del 3,3% sul 2021 e del 13,8% nel quinquennio, in entrambi i casi il più ampio ridimensionamento nel Vecchio Continente. Sul fronte dei ricavi, nel primo semestre 2023 Deutsche Telekom domina la classifica europea con 55 miliardi (-0,9% sul primo semestre 2022), seguita da Vodafone (22 mld, -2%), Orange (21,5 mld; +1,2%), Telefònica (20,2 mld; +3,7%), BT (10,3 mld; +2,4%), Altice (8 mld; +0,9% su base pro-forma) e Tim (7,8 mld; +3,8%). Estendendo il confronto al 2010, in Italia il giro d’affari del settore è diminuito di circa 15 miliardi (-3,7% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-5,1%) rispetto alla fissa (-2,4%). Le dinamiche sono influenzate da numerose variabili, sottolinea il rapporto, tra queste ci sono gli effetti regolamentari, con le tariffe di terminazione mobile in costante riduzione (passate da 0,76 euro nel 2020 a 0,4 euro nel 2023) e le pressioni competitive che in Italia hanno causato la più marcata contrazione dei prezzi dei servizi telefonici (-17,6%) rispetto al -3,2% medio europeo nell’ultimo quinquennio. L’Italia, sottolinea comunque il rapporto, ha recuperato terreno nel benchmarking europeo della connettività, con la copertura delle reti ad altissima velocità che è salita nel 2022 al 53,7% delle famiglie residenti (33,7% nel 2020) rispetto al 73,4% della media europea. In Italia la diffusione della banda larga fissa >100 Mbps, pari al 59,6%, è ora superiore alla media europea (55,1%) e di Germania (38,5%) e Francia (51,4%). Dal confronto tra i conti aggregati degli 11 principali operatori italiani e dei big player con sede nell’Emea, emerge una redditività inferiore dei primi, con graduale allargamento del divario nel quinquennio 2018-2022. Per i principali gruppi italiani il calo del giro d`affari e il rialzo dei costi hanno portato a un ebit margin dell’1,2% nel 2022 (dal 14,5% nel 2018), rispetto al 14,3% segnato dalle big dell`Emea (13,4% nel 2018). Anche la redditività del capitale investito descrive un percorso analogo, con il ROI aggregato delle telco italiane in discesa dal 6,2% del 2018 allo 0,5% nel 2022 (rispetto al 6,9% dell’Emea nel 2022), risultando costantemente inferiore, nell`ultimo quinquennio, al costo del capitale, stimato al 7,6% nel 2022. I principali operatori in Italia nel 2022 – Il mercato italiano delle telecomunicazioni è tra i più frammentati e competitivi del Vecchio Continente. Il Rapporto evidenzia come la necessità di raggiungere dimensioni di scala per affrontare investimenti infrastrutturali di lungo periodo, unita a una redditività non sempre adeguata, stia ridefinendo i contorni del settore. A fine 2022 nel nostro Paese operavano 5 player infrastrutturati e 20 operatori virtuali (MVNO) nel comparto mobile, mentre erano numerosi i soggetti attivi nella rete fissa, con l’aggiunta di nuovi attori quali Iliad, Sky Italia, Virgin Fibra e, da ultimo, Enel Fibra. L’unione tra Tiscali e le attività retail di Linkem (ora Tessellis) lo scorso agosto rappresenta un primo segnale di consolidamento del settore, anche se ancora non paragonabile a quanto osservabile a livello europeo, evidenzia Mediobanca. Basti pensare al mercato spagnolo e a quello inglese, nel primo caso con l’annunciata integrazione tra Orange Spain e Masmovil (il secondo e il quarto operatore mobile) e con Vodafone che a ottobre ha annunciato la cessione delle proprie attività nel Paese iberico, operazione che fa seguito all’annunciata integrazione delle proprie attività nel Regno Unito con quelle di Three UK (controllata da CK Hutchison). LEGGI TUTTO

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    Brioschi cede quota in Milanofiori Energia per 3,2 milioni di euro

    (Teleborsa) – Brioschi Sviluppo Immobiliare, operatore immobiliare quotato su Euronext Milan, ha comunicato di aver ceduto l’intera quota detenuta in Milanofiori Energia, pari al 70% del capitale, a Getec Italia. Nel medesimo contesto, anche Amafin, proprietaria del restante 30% del capitale, ha ceduto a Getec la propria quota.Milanofiori Energia è proprietaria di un impianto di cogenerazione e della connessa rete di teleriscaldamento privata al servizio del quartiere Milanofiori Nord ad Assago.Il prezzo di vendita per la quota del 70% di proprietà di Brioschi è pari a 3.166.100 euro ed è stato integralmente pagato dall’acquirente. Brioschi stima che gli effetti economici ante imposte della cessione siano positivi per circa 2,5 milioni di euro nel bilancio consolidato e 1,9 milioni di euro nel bilancio separato. LEGGI TUTTO