(Teleborsa) – Cinque delle più grandi società statali cinesi, in una mossa non esplicitamente coordinata ma attuata contemporaneamente, hanno annunciato l’intenzione di revocare le loro azioni dalle Borse statunitensi. Si tratta di , , , e .
L’annuncio arriva in un momento di tensione tra le autorità statunitensi e cinesi, che stanno cercando di raggiungere un accordo che consenta alle autorità di regolamentazione americane di ispezionare gli audit delle imprese cinesi. La China Securities Regulatory Commission ha dichiarato che i piani di delisting sono basati sulle preoccupazioni commerciali delle società.
PetroChina ha citato “il notevole onere amministrativo per l’adempimento degli obblighi di informativa necessari per mantenere la quotazione degli ADS sul NYSE, a causa delle differenze nelle regole tra diverse sedi di quotazione”. Il colosso petrolifero ha anche sottolineato che “HKSE e SSE sono valide alternative per la società perché possono soddisfare i requisiti di raccolta fondi necessari per la sua normale attività delle operazioni”, oltre che “per una migliore tutela degli interessi degli investitori”.
Sinopec, gruppo petrolifero e petrolchimico, ha detto che la scelta si è basata su diverse considerazioni, tra cui il volume di scambio limitato degli ADS rispetto al volume di scambio delle azioni ordinarie e “il notevole onere amministrativo derivante dal mantenimento della quotazione sul NYSE, la registrazione degli ADS e delle azioni sottostanti presso la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti e il rispetto a lungo termine della rendicontazione periodica e dei relativi obblighi dell’Exchange Act”.
Circa 200 società cinesi sono quotate negli Stati Uniti e rischiano di dover affrontare minacce di delisting perché le autorità di regolamentazione americane non sono in grado di verificare i loro audit finanziari. Didi Global ha lasciato a giugno la Borsa di New York, mentre ha affermato negli scorsi giorni che renderà la Borsa di Hong Kong il suo “primary listing”.
Il Congresso statunitense ha stabilito che entro il 2024 deve avvenire il delisting delle società che non rispettano i requisiti di trasparenza, e i funzionari di USA e Cina sono al lavoro per trovare una soluzione. I listini della Cina continentale e di Hong Kong sono gli unici al mondo che non consentono le ispezioni da parte del Public Company Accounting Oversight Board.