(Teleborsa) – “Oggi abbiamo un gruppo che ha quattro marchi e il mio obiettivo è di patrimonializzarli tutti molto. Sono marchi che valgono certamente molto, ma messi insieme valgono meno della somma dei singoli, quindi l’obiettivo quest’anno è quello di evidenziare il valore di ogni singolo marchio”. Lo ha detto l’amministratore delegato di , Diego Della Valle, in un intervento all’Università IULM di Milano. Il gruppo italiano del lusso quotato su Euronext Milan ha interesse ad “avere quattro marchi molto desiderabili con l’obiettivo in tempi non lunghissimi di ottenere anche performance di fatturato e utili molto interessanti”, ha aggiunto.
“Siamo sulla buona strada – ha evidenziato Della Valle – adesso vediamo cosa succede con la pandemia in Cina e con l’arrivo di questa guerra tragica”. Tra gli obiettivi di questa valorizzazione c’è anche “quello di far tornare il titolo dove è giusto che stia” ha detto Della Valle, ricordando come il gruppo venisse valutato da Piazza Affari 5 miliardi di euro contro i 3,5 attuali. “Sono il primo azionista e dunque sono il primo ad essere contento quando il patrimonio è alto. Abbiamo il dovere di dare alle persone che investono su noi un patrimonio che funziona, un’azienda sempre più solida nel tempo e una remunerazione con dividendo che soddisfi“.
L’imprenditore ha anche allargato lo sguardo all’intero settore della moda e del lusso italiano. “Il concetto di dire il polo del lusso italiano non c’è purtroppo e non vedo all’orizzonte nulla che possa farci pensare il contrario, tranne una o due eventuali possibili aggregazioni. Ma sono più un po’ concetti da banche d’affari, poi quando arrivano ai singoli non le stanno a sentire”, ha risposto a una domanda sul tema. “Gli Italiani – ha continuato – non l’hanno fatto a suo tempo e oggi gli manca proprio il materiale per aggregare delle aziende, quindi diamo per scontato che siamo fuori tempi massimo”.
Il progetto non si è attuato, secondo Della Valle, per il fatto che “da noi le grandi industrie sono sempre possedute da una proprietà che è organizzativa e spesso è anche stilisticamente responsabile del prodotto, dell’immagine, ci mette la faccia” per cui “c’è da parte di alcuni la consapevolezza di dire sono il proprietario del mio gruppo, me lo gestisco, va bene, punto e basta”. L’AD di Tod’s ha attaccato anche le banche d’affari, impegnate più a “lavorare per i soliti noti e per i compagni di merende”. “In Francia non è un caso se grandi banche come Lazard hanno sostenuto molto due o tre di questi operatori finanziandoli allora per fare le acquisizioni e farli crescere”, ha aggiunto.