(Teleborsa) – Le politiche governative volte alla transizione delle economie verso emissioni nette zero sono destinate ad aumentare a livello globale, vista l’urgenza di mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. È probabile che queste includano una forma di regolamentazione del prezzo del carbonio, una delle leve politiche utilizzate da alcuni governi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Molti economisti sostengono che le politiche di carbon pricing siano una delle leve politiche più efficienti per incoraggiare la riduzione delle emissioni di gas serra. Da un punto di vista economico, esse forniscono incentivi diretti alle famiglie e alle imprese affinché considerino il costo ambientale delle emissioni di carbonio. È quanto si legge in un report di S&P Global Ratings.
Attualmente sono in vigore relativamente poche normative sul prezzo del carbonio, che coprono meno di un quarto delle emissioni globali di gas serra. I mercati di carbonio più grandi per estensione delle emissioni si trovano nell’UE e in Cina, mentre altri riguardano, tra gli altri, il Regno Unito, Canada, alcuni Stati degli USA e l’Asia.
Il prezzo del carbonio nell’UE è oggi di circa 80 euro/tCO2e, sostenuto dal pacchetto ambientale Fit for 55 e dalla spinta generata dal conflitto Russia-Ucraina e dalla relativa crisi energetica. Prevediamo che il prezzo delle quote di carbonio dell’UE supererà i 100 euro/tCO2e a partire dal 2025, man mano che l’UE accelererà la sua transizione verso l’azzeramento delle emissioni.
Le considerazioni politiche ed economiche, come l’accessibilità economica, sono più orientate verso un’applicazione graduale e localizzata delle politiche di carbon pricing, piuttosto che verso un prezzo globale unico del carbonio. Settori come quello dei servizi pubblici, dei materiali, dell’energia e dei trasporti sono tra quelli a più alta intensità di carbonio in termini di emissioni dirette. Le aziende meglio preparate ad affrontare un aumento dei prezzi del carbonio possono godere di una maggiore possibilità di adeguamento delle proprie attività e di una posizione competitiva più forte.
Per il resto del 2022, gli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina avranno probabilmente un impatto sulle emissioni del settore energetico dell’UE, in quanto gli Stati membri cercheranno di ampliare la capacità di produzione a carbone e le importazioni di GNL, più inquinanti, per soddisfare la domanda a breve termine, in risposta alle potenziali restrizioni delle importazioni di petrolio e gas dalla Russia. Per i Paesi dell’UE, in particolare, gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione continueranno a essere gestiti a fronte di altre priorità, come la sicurezza energetica e l’accessibilità economica.