(Teleborsa) – Scope Ratings ha rivisto al ribasso le proprie previsioni di crescita per l’Italia per il 2022 a circa il 2%-2,5% da circa il 4% prima della guerra. Per il 2023, l’agenzia di rating europea stima una crescita intorno all’1,5%-2%. Di conseguenza, l’Italia raggiungerà il PIL pre-pandemia solo nel quarto trimestre di quest’anno, circa sei-nove mesi in ritardo rispetto a quanto originariamente previsto. Viene sottolineato che una crescita del 2%-2,5% per quest’anno implica una crescita media trimestrale dello 0% per il resto dell’anno. Infatti, dopo la contrazione del PIL reale italiano del -0,2% nel primo trimestre di quest’anno, una crescita zero per i restanti trimestri si tradurrebbe in una crescita annua del 2,2% dati gli effetti di base.
Queste proiezioni si basano sull’assenza di carenze di gas, che altrimenti porterebbero l’economia italiana a una contrazione dello 0,5%-1% nel 2022 e nel 2023, mentre l’inflazione aumenterebbe intorno all’8% nel 2022. In questo scenario stressante, ipotizzando una crescita annua di circa l’1% e un’inflazione di circa il 3% per il 2023-26, l’Italia sperimenterebbe “la combinazione più avversa di bassa crescita e alta inflazione tra le grandi economie avanzate“, sottolinea il report, a causa “della vulnerabilità di breve termine all’aumento dei prezzi dell’energia e alle deboli prospettive di crescita a medio termine”.
Scope Ratings stima il potenziale di crescita a medio termine dell’Italia a circa lo 0,8%, “incorporando le proiezioni della popolazione in età lavorativa in calo e un modesto miglioramento della produttività”. Ciò si confronta con le stime di crescita a medio termine del FMI di appena lo 0,5%, significativamente al di sotto delle previsioni del governo italiano per una crescita a medio termine di circa l’1,4%.
“Le prospettive di crescita dell’Italia sarebbero ancora peggiori, con la stagflazione nel 2022-23 come risultato più probabile, se non fosse per il Recovery Fund dell’UE – si legge nell’analisi – L’UE dovrebbe erogare circa 70 miliardi di euro, ovvero circa il 4% del PIL del 2021, per l’Italia nel periodo 2022-24 nell’ambito del programma Next Generation EU, equivalente a un aumento annuale della produzione di circa lo 0,5% del PIL”.