(Teleborsa) – Dopo la fase più acuta della pandemia che aveva condizionato l’erogazione dei servizi pubblici essenziali, il 2021 si è caratterizzato per la ripresa delle attività produttive e di un graduale aumento della conflittualità. In particolare, lo scorso anno si sono registrati 1.009 scioperi rispetto alle 894 astensioni del 2020. A sottolinearlo è stato il presidente dell’Autorità di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, Giuseppe Santoro-Passarelli, nel corso della relazione annuale presentata alla Camera.
“Nel periodo più critico dell’emergenza (marzo-aprile 2020, ndr) – ha dichiarato – la Commissione ha introdotto una moratoria generale degli scioperi. Il dato globale fotografa la propensione al conflitto nel settore dei servizi pubblici essenziali, nella sua ampia declinazione. Si tratta, dunque, dalla somma aritmetica di tutte le astensioni (generali, nazionali, locali, settoriali, delle prestazioni straordinarie e accessorie), distribuite in tutto il Paese”. Nello specifico, la commissione è intervenuta su 272 proclamazioni di sciopero con indicazioni preventive per segnalare delle irregolarità.
“Queste indicazioni – ha affermato Santoro-Passarelli – hanno avuto un riscontro pari al 97%, con la revoca o l’adeguamento da parte dei soggetti proclamanti, tanto che la Commissione ha aperto formale procedimento di valutazione del comportamento su 13 scioperi, la cui effettuazione è stata ritenuta irregolare“. A seguito di questo elevato riscontro degli interventi preventivi “si può dire che quasi tutte le astensioni dal servizio siano state effettuate nel rispetto delle regole – ha aggiunto il presidente dell’Authority – e, dunque, con il bilanciamento con diritti costituzionali dei cittadini utenti“.
“Non solo, con la mancata attuazione di scioperi illegittimi si è anche evitato al Paese un impatto economico che dallo sciopero deriva sulle attività produttive. Certamente, i dati dimostrano come il settore dei servizi pubblici essenziali rimanga ancora interessato da un numero rilevante di scioperi, seppur inferiore a quello degli anni precedenti alla pandemia: nel 2019 ne furono effettuati 1.462″.
Santoro-Passarelli ha quindi affermato di ritenere “opportuno” un rafforzamento del ruolo dell’Autorità di Garanzia e ha sollecitato “un adeguamento degli importi delle sanzioni per le organizzazioni sindacali e per i datori di lavoro“. Il presidente ha ricordato che attualmente le multe vanno da un minimo di 2.500 euro fino a un massimo di 50.000 euro, “seppur raddoppiabili nei casi di particolare gravità della condotta”. Si tratta di “una previsione oramai inadeguata per i grandi sindacati – ha spiegato – e può rivelarsi del tutto irrilevante per le amministrazioni e le grandi imprese. Per queste ultime si potrebbero ipotizzare anche forme di sanzioni alternative, quali la revoca della concessione del servizio pubblico, oppure, la perdita del profitto derivante dai costi corrisposti dagli utenti per l’utilizzo del servizio (per la proroga degli abbonamenti nel trasporto pubblico)”.
In relazione alla legge 146 l’unico intervento di riforma risale ormai al 2000. “In oltre 20 anni – ha sottolineato – la fisionomia del conflitto collettivo ha subito dei cambiamenti e, probabilmente, qualche intervento di adeguamento da parte del legislatore sarebbe auspicabile. Mi limito qui a segnalare l’opportunità di un rafforzamento del ruolo dell’autorità di garanzia, da sviluppare sempre nel rispetto della sua indipendenza e autonomia, nella fase di composizione del conflitto”.