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Russia taglia obbligo conversione in rubli per esportatori dopo rally valuta

(Teleborsa) – La Russia ha deciso di ridurre la proporzione delle entrate in valuta estera che gli esportatori devono convertire in rubli al 50% dall’80%, nel tentativo di fermare il rafforzamento del rublo. La valuta, nonostante le sanzioni occidentali e l’isolamento del paese, si è significativamente rafforzata negli ultimi due mesi, arrivando a toccare livelli che non si vedevano da circa 7 anni contro l’euro. Il rally del rublo sta però finendo per indebolire il bilancio russo, in quanto il paese ottiene una parte sostanziale delle entrate dalle tasse sull’energia denominate in valuta estera, ma spende in rubli.

Il ministero delle finanze ha affermato che una commissione governativa ha deciso di ridurre la percentuale di entrate che le società orientate agli esportatori devono convertire in rubli. “Ciò è legato alla stabilizzazione del tasso del rublo e al raggiungimento di un livello sufficiente di liquidità in valuta estera sul mercato valutario nazionale”, ha affermato il ministero. Da quando sono state imposte le sanzioni, il rublo si è rafforzato grazie alla domanda degli esportatori, mentre la domanda di dollari ed euro da parte degli importatori è stata limitata a causa dell’interruzione delle catene di approvvigionamento.

La richiesta di rivedere la proporzione delle entrate in valuta estera che gli esportatori devono convertire in rubli era arrivata nei giorni scorsi anche dalla imprese russe. “Nelle condizioni attuali, pur garantendo i compiti nel campo della politica valutaria e la stabilità del tasso di cambio del rublo, è necessario prevenire ed eliminare tempestivamente un onere normativo eccessivo per le imprese nel campo della regolamentazione dei cambi“, aveva detto nel weekend Alexander Murychev, vicepresidente esecutivo dell’Unione Russa degli industriali e degli imprenditori.

Il rublo, secondo dati della borsa di Mosca, ha chiuso le contrattazioni odierne a quota 60,1 sull’euro, dopo essere salito fino a quota 58,3 nel corso del pomeriggio. Oltre alla conversione obbligatoria imposta sugli introiti derivati dalle esportazioni, sul rally del rublo pesano altri fattori: i controlli sui capitali da parte della banca centrale di Mosca, il crollo delle importazioni a causa delle sanzioni e l’aumento dei prezzi dell’energia. A tutto ciò, negli scorsi giorni, si è aggiunto il fatto che le società europee stanno ottemperando alla richiesta del presidente Vladimir Putin di passare al pagamento in valuta russa per il gas naturale.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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