(Teleborsa) – Le quotazioni petrolifere continuano ad aumentare, poiché la Russia è uno dei principali produttori mondiali di petrolio ed è parte dell’Opec Plus, la configurazione allargata dei produttori di greggio. Le sanzioni imposte dal G7 e l’isolamento di fatto della Russia stanno infatti impensierendo gli operatori di mercato, che spingono le quotazioni al rialzo.
Un barile a 140 dollari
Il prezzo del Brent del Mare del Nord, qualità di greggio di riferimento in Europa, ha sfirato ieri i 140 dollari al barile, arrivando sino a 139,13 usd/b. Un prezzo molto vicino al record storico raggiunto nel 2008, quando la cre4scente domanda cinese aveva fatto ievitare il prezzo sino a 147,50 dollari.
Questa mattina, alla riapertura dei mercati europei, il contratto più prossimo sul Brent scambia a 130 dollari al barile, on rialzo del 10% rispetto al prezzo di riferimento dio venerdì.
Ache il Light crude, greggio di riferimento americano scambiato al Nymex, tratta a 126,1 dollari al barile, in rialzo del 9% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì.
La guerra in Ucraina
Sono i venti di guerra che soffiano in Ucraina i responsabili dell’impennata del greggio, dal momento che la Russia è uno dei maggiori produttori mondiali.
La situazione a Kiev è drammatica, poiché le milizie russe hanno attaccato altre città, accerchiando la capitale dell’Ucraina, che potrebbe essere presa d’assalto entro poche ore. Migliaia i profughi che attendono di poter evacuare le città, dopo che Mosca ha assicurato e non rispettato il cessate il fuoco per permettere corridoi umanitari.
E’ in calendario oggi il terzo round dei colloqui Ucraina-Russia, ma non è chiaro su che basi potrà realizzarsi, dal momento che non sono stati garantiti i corridoi umanitari e si continua a bombardare.
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