(Teleborsa) – Il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha dichiarato che il petrolio rifiutato dai paesi europei sarà dirottato in Asia e in altre regioni. Novak ha anche assicurato che le esportazioni di petrolio russo si stanno riprendendo gradualmente e che, nonostante lo shock, il settore energetico della nazione non è in crisi. Ad aprile, secondo i dati citati dal vice primo ministro, la produzione petrolifera della Russia è stata inferiore di circa un milione di barili al giorno, ma è risalita di 200.000 barili al giorno fino a 300.000 barili al giorno nel corso del mese maggio con maggiori volumi che dovrebbero essere ripristinati il mese prossimo.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della sua informativa in Senato ha ribadito l’importanza delle sanzioni per “mantenere alta la pressione sulla Russia” e convincere Mosca a sedersi al tavolo dei negoziati. Draghi ha spiegato che “l’Europa è al lavoro su un sesto pacchetto di sanzioni che l’Italia sostiene con convinzione. La lista degli interventi prevede misure legate al petrolio restrizioni su alcuni istituti finanziari, l’ampliamento della lista degli individui sanzionati”.
Nel frattempo i prezzi del petrolio sono tornati a scendere trascinati giù dai timori che la crescita del costo dei carburanti possa danneggiare la crescita economica globale. A contenere le perdita il previsto allentamento delle restrizioni per il Covid a Shanghai e la prospettiva di un’offerta più ristretta con un eventuale divieto dell’Unione europea sulle importazioni di petrolio russo. Il prezzo del è sceso dell’1% a quota 108 dollari al barile e quello del dell’1,39% a 105,55 dollari al barile.