(Teleborsa) – Il prezzo del greggio torna a salire, dopo il calo di circa il 20% registrato negli ultimi due mesi a causa delle preoccupazioni per la crescita globale e un calo della domanda. A spingere le quotazioni è l’idea della Arabia Saudita di tagli alla produzione da parte dell’OPEC+ per sostenere i prezzi. Secondo alcuni esperti, nonostante la diminuzione dei prezzi, la struttura del mercato e i differenziali di prezzo nel mercato fisico del petrolio indicano una limitazione dell’offerta.
Alle 13.00 (ora italiana), i future sul greggio Brent di ottobre hanno raggiunto i 97,94 dollari al barile, in aumento di 1,46 dollari o dell’1,51%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di ottobre scambiano in calo di 1,69 dollari, o dell’1,87%, a 92,03 dollari al barile.
Le parole del ministro saudita
A sostenere il prezzo del greggio nelle ultime ore sono state le indicazioni arrivate dall’Arabia Saudita sul fatto che l’OPEC+ potrebbe intervenire per arrestare il calo dei prezzi, in quanto i futures e i fondamentali dell’offerta sarebbero disconnessi in questo momento sul mercato.
La volatilità “estrema” e la mancanza di liquidità significano che i futures sono sempre più disconnessi dai fondamentali, ha detto a Bloomberg il ministro del petrolio saudita, il principe Abdulaziz bin Salman. L’OPEC+ ha annullato tutti i tagli alla produzione effettuati durante la pandemia, ma il principe Abdulaziz bin Salman ha suggerito che il cartello potrebbe aver bisogno di inasprire nuovamente la produzione quando si riunirà il mese prossimo per discutere gli obiettivi di approvvigionamento.
L’accordo sul nucleare con l’Iran
Prima delle parole di Abdulaziz bin Salman, il greggio aveva esteso le sue perdite per il potenziale raggiungimento di un accordo sul nucleare con l’Iran. Ciò potrebbe portare a un balzo delle esportazioni di greggio dal produttore OPEC, che sarebbero un peso al ribasso sul prezzo del petrolio.
Parole possibiliste sul raggiungimento di un accordo sono arriate da Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. La maggior parte dei paesi coinvolti nei colloqui sul nucleare iraniano “è d’accordo” con una proposta dell’UE che mira a salvare l’accordo del 2015. “Ma non ho ancora la risposta degli Stati Uniti, che mi risulta debbano discuterne, e ci aspettiamo di ricevere un responso nel corso di questa settimana”, ha dichiarato in un’intervista all’emittente spagnola Tve.
L’obiettivo dei paesi coinvolti nei negoziati (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, la Germania e l’UE) è ripristinare l’accordo del 2015, rinnegato dall’ex presidente statunitense Donald Trump tre anni dopo.