(Teleborsa) – Una delle società che più ha sofferto il crollo delle valutazioni delle criptovalute, e del Bitcoin in particolare, è . Fondata nel 1989 in Virginia (USA), MicroStrategy è un’azienda che fornisce business intelligence, software e servizi basati sul cloud. Nel corso degli ultimi due anni, su volontà del CEO e fondatore Michael Saylor, ha scommesso svariati miliardi di dollari sulla più popolare delle criptovalute: al 31 marzo, deteneva infatti 129.218 Bitcoin, ciascuno acquistato a un prezzo medio di 30.700 dollari, secondo una comunicazione alla SEC. Ora che il prezzo del Bitcoin è sotto quota 23.000 dollari, secondo dati CoinMarketCap, le potenziali perdite per la società sono consistenti.
Inoltre, MicroStrategy ha dichiarato a maggio che se il Bitcoin scendesse a circa 21.000 dollari, potrebbe scattare un margin call (in italiano richiesta di integrazione) su un prestito, ovvero la necessità di ricostituire i margini a garanzia dello strumento finanziario. MictroStrategy ha preso in prestito 205 milioni di dollari da a marzo, con il prestito triennale per lo più garantito da circa 19.466 Bitcoin. Martedì il Bitcoin è sceso sotto fino a circa 20.800, prima di riprendere quota, ma non è chiaro se ciò abbia avuto conseguenze per MicroStrategy o se l’azienda abbia già fornito più Bitcoin o contanti per garantire il suo prestito.
Non è la prima volta che MicroStrategy si trova al centro dell’attenzione in occasione di un mercato ribassista. Il 20 marzo 2000, all’inizio della bolla dot-com, le sue azioni crollarono dopo che rese nota la necessità di rivedere i propri risultati finanziari. Ammise di aver sopravvalutato i propri ricavi nel 1999 e di aver riportato erroneamente un profitto quando avrebbe dovuto invece registrare una perdita. Quell’errore le costò la perdita di oltre 11 miliardi di dollari di capitalizzazione in un solo giorno.