(Teleborsa) – , società quotata nell’Euronext Growth Milan e tra i leader italiani nella produzione di vini premium, ha chiuso il 2021 con ricavi netti consolidati 66,4 milioni di euro (51,7 milioni di euro nel 2020, +28,4%), EBITDA pari a 12,9 milioni di euro (5,5 milioni di euro nel 2020), utile netto pari a 5,4 milioni di euro (0,8 milioni di euro nel 2020) e un indebitamento finanziario netto a 2,7 milioni di euro (6,4 milioni di euro al 31 dicembre 2020). Il CdA proporrà all’assemblea la distribuzione di un dividendo unitario ordinario, al lordo delle ritenute di legge, pari a 0,08 euro per azione (totali 2.572.092,48 euro, pari al 51% circa dell’utile netto dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2021).
“Il conto economico del 2021 registra il ritorno della performance numerica al pre-Covid, nonostante diversi mesi in cui l’horeca è stata assoggettata a misure restrittive e nonostante la persistente rarefazione dei viaggi internazionali, che continua a penalizzarci nel canale Duty Free, nell’hotellerie di lusso e nelle metropoli – ha commentato il presidente Sandro Boscaini – Questi incoraggianti risultati derivano sia dalla forza del brand, che dall’utilizzo coordinato di tutti i canali distributivi e dalla segmentazione di gamma”.
Analizzando il trend dei ricavi a livello geografico si nota il rilevante incremento dell’Italia, che cresce del 51% registrando una quota di oltre il 26% sul totale, una percentuale mai raggiunta dalla quotazione in borsa a oggi. “Riteniamo che questa espansione del mercato domestico rappresenti un fattore strategico estremamente positivo, in quanto in Italia il gruppo distribuisce i propri marchi in modo diretto, senza anelli intermedi della catena del valore”, sottolinea Masi Agricola.
Per sopperire agli aumenti dei costi la società ha aumentato il proprio posizionamento-prezzo e conseguentemente i propri listini di vendita, “ma è possibile che nel breve termine il gap non venga pienamente colmato”, viene evidenziato. L’incertezza e l’aumento del costo della vita in generale potrebbero inoltre causare una minore propensione alla spesa da parte dei consumatori.