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L'S&P 500 entra in “bear market” con un calo del 20% dal record

(Teleborsa) – L’S&P 500, l’indice azionario più seguito al mondo, è ufficialmente entrato in “bear market” (ovvero mercato orso), una fase contraddistinta da una progressiva diminuzione dei prezzi degli asset finanziari e da aspettative pessimistiche. L’S&P 500 è in calo del 20% dal record raggiunto il 3 gennaio 2022, soglia che è generalmente associata con un bear market. I mercati ribassisti orso possono essere ciclici o a lungo termine, con i primi che durano diverse settimane o un paio di mesi e i secondi che possono durare diversi anni o addirittura decenni. Il calo dell’S&P 500 non ha solo causato un bear market, ma fa anche parte di una serie di sette settimane di ribassi, la striscia più lunga dallo scoppio della bolla delle dot-com nel 2001.

Le cause di un mercato ribassista possono variare, ma in genere sono un’economia debole o in rallentamento o lenta, bolle di mercato, pandemie, guerre, crisi geopolitiche, drastici cambiamenti di paradigma nell’economia. Il bear market più recente dell’S&P 500 è stato quello che si è verificato all’inizio della pandemia, con i crolli di mercato di inizio marzo 2020, quando ci è resi conto che il coronavirus stava diventando un problema di portata mondiale con significativi effetti sull’economia. In precedenza, l’ultimo mercato ribassista prolungato negli Stati Uniti si è verificato tra il 2007 e il 2009, durante la crisi finanziaria, e durò per circa 17 mesi. L’S&P 500 arrivò a perdere il 50% del suo valore durante quel periodo.

Il bear market odierno arriva in un periodo in cui gli Stati Uniti (e non solo) stanno affrontando grandi pressioni inflazionistiche, aggravati da un aumento dei prezzi dell’energia stimolato dalla guerra in Ucraina-Russia. L’impennata dell’inflazione sta portando le banche centrali di tutto il mondo a un’aggressiva stretta monetaria, che potrebbe far deragliare la ripresa globale e portare in recessione diversi paesi.

“Le azioni hanno ancora un prezzo generoso e la psicologia che le ha spinte al rialzo per un decennio è diventata negativa – ha scritto George Ball, presidente della società di investimento Sanders Morris Harris – Il mercato ribassista medio dura un anno (338 giorni, più precisamente). Questa flessione è durata solo per un terzo di quella, quindi probabilmente ha più spazio al ribasso per correre, anche se punteggiata da rialzi intermedi”. All’inizio, le vendite si erano concentrate su titoli growth e tecnologici, ma poi il sell-off si è allargato ad altre parti del mercato (con pochissime eccezioni, come il comparto energia).

Dal 1929, l’S&P 500 è entrato in un mercato ribassista 17 volte, incluso quello iniziato in queste ore, secondo i dati di CFRA Research. Il periodo più lungo è durato 998 giorni, da settembre 1929 a giugno 1932, mentre il mercato ribassista più lungo in tempi recenti è stato di 929 giorni da marzo 2000 a ottobre 2002. Il periodo più breve, di soli 33 giorni, è stato l’ultimo che si è verificato: dal 19 febbraio 2020 al 23 marzo 2020. In media, i mercati ribassisti provocano un calo di circa il 38%, sebbene dal 1946 la perdita media sia inferiore al 33%. Con il passare dei decenni sono anche diventati meno frequenti: ce ne sono stati solo cinque dal 1990.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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