(Teleborsa) – L’euro continua a indebolirsi sul dollaro, dopo che ieri è sceso ai minimi degli ultimi 20 anni contro il biglietto verde. Oggi il cambio EUR/USD si colloca a quota 1,0177, in ribasso dello 0,87%. Da inizio anno il calo è superiore al 10%, con un -7,2% messo a segno solamente negli ultimi tre mesi. A incidere sono l’impennata del prezzo del gas, che aumenta i timori per una recessione nell’eurozona, e la prospettiva di un ciclo di aumento dei tassi meno aggressivo da parte della Banca centrale europea (BCE), che non aiuta la valuta comune. Il calo dell’euro nei confronti della sterlina è invece più contenuto (-0,35%), con le turbolenze politiche del governo Johnson che pesano sulla divisa britannica.
“Quando è arrivata, la rottura (di ieri, ndr) del cambio EUR/USD a un nuovo minimo del ciclo è stata inaspettata – hanno commentato gli analisti di – Se non altro, a trainare l’attività di mercato di ieri è stato il continuo aumento dei prezzi del gas naturale europeo mentre le forniture russe diminuiscono. Già funzionante solo al 40% della capacità, il gasdotto russo Nordsteam 1 sarà chiuso per manutenzione dall’11 al 21 luglio (quando riaprirà?) ed espone la continua dipendenza dell’Europa al gas russo“.
In un momento di forte incertezza per le prospettive globali e di grande volatilità dei mercati, gli investitori avversi al rischio trovano nel dollaro un rifugio sicuro, anche considerano che la Federal Reserve statunitense sta mettendo a punto un regime aggressivo di aumento dei tassi. E proprio l’aumento dei tassi porta al rialzo anche i rendimenti, attirando così maggiori investimenti dall’estero e contribuendo a sostenere un dollaro forte. Ciò rende le aziende europee più competitive sul mercato, e l’Italia ne può beneficiare visto il forte orientamento all’export, ma allo stesso tempo rende meno convenienti gli acquisti dei cittadini europei in America.
Intanto, sui mercati si parla sempre più insistentemente della possibilità che il cambio euro/dollaro raggiunga la parità. Bluebay, asset manager specializzato nel fixed income, sta “shortando” l’euro dal mese scorso, in quanto si aspetta che la valuta comune scivoli a 90 centesimi rispetto al dollaro se la Russia taglia completamente le forniture energetiche, anche se questo scenario non è visto come il più probabile. La vendita allo scoperto (o short selling) consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto. Si effettua se si ritiene che il prezzo al quale gli strumenti finanziari si riacquisteranno sarà inferiore al prezzo inizialmente incassato attraverso la vendita.
C’è però chi pensa sia difficile che l’euro possa indebolirsi ulteriormente. “Al momento è una tempesta perfetta per l’euro”, ha affermato Van Luu, head of currency and fixed income strategy presso Russell Investments, che detiene una piccola posizione short sul cambio. Tuttavia, la valuta è già a livelli deboli e ci sono buone probabilità che possa rafforzarsi nel prossimo anno, ha aggiunto l’esperto in un commento a Bloomberg. “Non escluderei la parità dato il cocktail di fattori, ma personalmente non inseguirei questa mossa – ha spiegato – Al momento non aggiungerei altri short in euro”.