(Teleborsa) – Nell’area euro, “diversi fattori indicano che il contesto inflazionistico eccessivamente basso che ha prevalso dal 2014 al 2019 (periodo in cui l’inflazione era in media di appena lo 0,9%) potrebbe non riemergere neppure dopo la fine del ciclo pandemico“. Lo ha detto Philip Lane, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE) all’evento MNI Market News Webcast. L’economista irlandese ha fatto notare che “l’entità della risposta fiscale e monetaria alla pandemia ha dimostrato la forza dell’impegno a fornire stabilità macro-finanziaria, piuttosto che vedere un ritorno delle dinamiche pre-pandemia che hanno agito come potente forza antinflazionistica dopo la crisi finanziaria globale crisi e crisi del debito sovrano dell’area dell’euro (le crisi gemelle tra il 2008 e il 2013)”.
In particolare, la natura a medio termine del programma del NextGenerationEU “ha fornito un importante ancoraggio per le prospettive economiche di medio termine, in particolare per i principali beneficiari”, ha sottolineato. Inoltre, secondo Lane “a livello nazionale, abbiamo assistito al dispiegamento di interventi governativi su larga scala per attutire l’impatto dello shock pandemico sui redditi delle famiglie e delle imprese e per facilitare il normale finanziamento di attività economica. Tutto ciò contrasta con la configurazione macroeconomica che ha caratterizzato il periodo successivo alle crisi, che hanno interessato una domanda aggregata molto contenuta, con molti governi, famiglie, imprese e banche concentrati su un deleveraging sostenuto dopo un periodo di squilibri eccessivi”.
Nelle conclusioni del suo discorso, il funzionario della BCE ha ricordato che la politica monetaria deve tenere conto sia delle forze di breve che di medio termine che modellano la dinamica dell’inflazione. “In particolare, se si prevede che la dinamica inflazionistica di medio termine si stabilizzerà attorno all’obiettivo del due per cento, ciò consentirà una graduale normalizzazione della politica monetaria – ha spiegato – Se invece l’inflazione rischia di rimanere significativamente al di sopra dell’obiettivo del due per cento nel medio termine, sarà necessario un inasprimento della politica monetaria. Infine, se si prevede che l’inflazione scenderà significativamente al di sotto dell’obiettivo del due per cento nel medio termine, sarà necessaria una politica monetaria accomodante“.