(Teleborsa) – La produttività del lavoro italiana è peggiorata negli ultimi 20 anni, rimanendo costantemente al di sotto della media dell’eurozona sia durante i periodi di espansione che di contrazione economica. Inoltre, la crescita della produttività è diminuita dalla seconda metà degli anni ’90, quando era vicina all’1%, per ristagnare in media intorno allo 0% dal 2010. Lo evidenzia un’analisi di Scope Ratings, secondo cui questi dati mettono in dubbio la capacità del governo di raggiungere il suo obiettivo implicito di crescita media della produttività dell’1,4% per il periodo 2025-2050, che sostiene anche gli altri obiettivi di crescita a medio termine.
“Il raggiungimento della crescita della produttività a lungo termine ipotizzata dal governo per il 2025-50 di circa l’1,4%, che è alla base delle sue proiezioni pensionistiche e sanitarie a medio-lungo termine, richiederebbe un aumento persistente della produttività tra 1,2 e 1,4 punti percentuali, in media, nei prossimi 30 anni per tutte le regioni; un livello che non si osservava dagli anni ’90“, fa notare Alvise Lennkh-Yunus, deputy head of sovereign ratings presso Scope.
“Sebbene i fondi Next Generation EU di 192 miliardi di euro nel periodo 2021-2026 potrebbero fornire un importante impulso, insieme ai fondi strutturali e di coesione europei di circa 43 miliardi di euro, l’entità della sfida e l’impegno politico necessari per sostenere lo slancio delle riforme dopo le elezioni del prossimo anno rimangono preoccupanti“, aggiunge l’analista della agenzia di rating europea.
I tassi di crescita della produttività dell’Italia non hanno superato l’1% per cinque anni dagli anni ’90 e sono stati in media di 0,84 punti percentuali in meno rispetto a quelli della zona euro negli ultimi 20 anni. Allo stesso tempo, la produttività varia in modo significativo in tutta Italia. I livelli nazionali e regionali del PIL pro capite erano più elevati nel 1995 rispetto al 2019, con la produttività del lavoro al nord che rimane la più alta e con il divario con il resto d’Italia più elevato oggi rispetto a 20 anni fa.
I divari di produttività nord-sud e centro-nord hanno continuato ad ampliarsi dal 1995. Al contrario, i livelli di produttività delle regioni centrali e meridionali sono convergenti, principalmente a causa del fatto che il centro è diventato relativamente meno produttivo piuttosto che il sud abbia recuperato terreno.
“Il divario nord-sud del PIL per persona occupata è passato da 17,5 euro nel 1995 a 20,1 euro nel 2019, mentre anche il divario centro-nord è aumentato da 5,1 euro a 8,2 euro – afferma Giulia Branz, analista di Scope – In modo preoccupante, questo divario in aumento non è dovuto al fatto che il nord ha migliorato i suoi livelli di produttività, ma piuttosto al calo della produttività nel resto d’Italia”.