(Teleborsa) – “Qualsiasi aumento a breve termine dei rendimenti dei titoli di Stato italiani influenzerebbe gli istituti di credito attraverso tre canali principali – capitale, utili e finanziamento – anche se in ogni caso le banche italiane sono meno vulnerabili che in passato“. Lo afferma Scope Ratings in un nuovo report sul tema, all’indomani del voto che ha portato alla vittoria l’alleanza guidata da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, assieme alla Lega di Matteo Salvini e a Forza Italia di Silvio Berlusconi.
L’agenzia di rating ricorda che il capitale delle banche è protetto dalla volatilità dei prezzi delle obbligazioni nazionali. A seguito delle passate perdite mark-to-market dovute all’allargamento dello spread BTP-Bund, i prestatori hanno ribilanciato il portafoglio dei BTP italiani riducendo la quota detenuta attraverso “altri utili complessivi” dal 106% del capitale CET1 a partire dal 2017 al 39% a giugno, secondo il campione analizzato da Scope. Inoltre, rispetto alle crisi precedenti, le banche hanno “accumulato riserve di capitale più sane che danno loro più spazio per assorbire perdite temporanee non realizzate”.
Quando i prezzi delle obbligazioni scendono, le banche devono registrare le perdite commerciali non realizzate se detengono titoli al fair value rilevato a conto economico (FVTPL). “Il volume di tali titoli nel bilancio delle banche italiane a fine giugno era irrilevante, fatta eccezione per (seppur di bassa duration) – si legge nell’analisi firmata dall’analista Alessandro Boratti – I ricavi delle banche potrebbero ancora risentire di perdite su portafogli azionari e/o minori vendite di prodotti di asset management, ma questi rappresentano in media fattori di reddito minori“.
Infine, la volatilità dei mercati obbligazionari potrebbe aumentare i costi di finanziamento per le banche italiane e potenzialmente ostacolare l’attività di emissione obbligazionaria. “Ciò è dovuto al fatto che i costi di finanziamento all’ingrosso delle banche tendono ad essere fortemente correlati ai costi di finanziamento del debito sovrano”, spiega il rapporto. Tuttavia, dopo la crisi finanziaria globale, le banche italiane hanno progressivamente ridotto la loro dipendenza dal mercato obbligazionario per la raccolta.