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Inflazione, Zani: “Necessario garantire stabilità dei prezzi per sostenere la crescita”

(Teleborsa) – “La crescita dell’inflazione unitamente ai rischi di una possibile escalation militare in Ucraina e alle inevitabili ripercussioni sui costi dell’energia, sono fattori che stanno impattando in modo significativo sull’economia globale e sul consolidamento della ripresa economica. La stretta di politica monetaria da parte della Fed per arginare il fenomeno inflattivo ha trovato conferma nelle parole del presidente Powell che ha annunciato lo stop all’acquisto di titoli e un possibile rialzo dei tassi nel mese di marzo. Una mossa necessaria a porre un argine al pericolo di ulteriori aumenti dei prezzi in grado di condizionare la ripartenza post pandemia. Un contesto in cui pesano, peraltro, le incognite legate alle varianti del Covid-19 e alle restrizioni connesse, che ha indotto il Fondo Monetario Internazionale a ridurre le previsioni sulla crescita globale del Pil nel 2022 portandole al 4,4%”. È quanto ha affermato Moreno Zani, presidente di Tendercapital, player internazionali indipendente attivo nel settore dell’asset management, in occasione del live talk “Inflazione. La grande minaccia” organizzato dalla rivista Formiche.

“Se sul fronte delle politiche monetarie, dunque, – ha proseguito Zani – assistiamo ad una revisione delle misure espansive adottate finora dalle banche centrali, nel medio periodo prevediamo che i governi continueranno ad attuare investimenti pubblici e interventi a sostegno dell’economia reale. Per quanto riguarda lo scenario italiano, è incoraggiante la stima preliminare dell’Istat sulla crescita del PIL nel 2021 pari al +6,5%. La rielezione del presidente della Repubblica Mattarella, inoltre, costituisce un fattore di particolare rilievo nella prospettiva di garantire stabilità al Paese e supportare l’ambizioso programma di riforme a partire dalla realizzazione del Pnrr e dalla semplificazione del sistema fiscale. In conclusione per quanto riguarda il problema del caro bollette occorre trovare un mix di politiche energetiche di medio e lungo periodo che ci consentano di affrontare nuove emergenze”.

“Se negli Usa assistiamo ad una stretta della politica monetaria, in Europa la Bce – ha dichiarato Pier Carlo Padoan, economista, accademico e già ministro delle Finanze – è preoccupata dal rischio di una possibile spirale recessiva derivante dall’aumento dei tassi. Nel medio periodo, dunque, vedremo un differenziale nella politica monetaria fra Usa e Ue che potrebbe portare ad una svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Ritengo che la risposta di politica economica complessiva dell’Ue e la strategia di ripresa adottata dopo la crisi pandemica consentiranno di affrontare il problema dell’inflazione ponendo le basi per gestire eventuali shock futuri”.

“Lo squilibrio fra domanda e offerta generato dalla pandemia – ha sottolineato Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati e Professore di Economia Politica presso l’Università di Bologna – può comportare fenomeni inflattivi, tuttavia non ho la certezza che questa dinamica sia permanente. A tale proposito, occorrerà valutare con attenzione i round di contrattazioni salariali. Per quanto riguarda il caro energia il Governo ha impiegato quasi 9 miliardi di euro attraverso interventi fiscali di varia natura. Tuttavia, è necessaria una strategia che punti a aumentare l’estrazione di gas da fonti proprie o dai canali di importazione a prezzi più bassi potenziando ad esempio la Tap. È fondamentale tenere conto che le decisioni prese oggi in tema di politiche energetiche, avranno effetti considerevoli sulla capacità del nostro Paese di affrontare eventuali crisi future”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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