(Teleborsa) – Lo scenario determinato dall’aumento dell’inflazione preoccupa le associazioni. Dopo diversi mesi di crescita quasi ininterrotta secondo le stime preliminari divulgate oggi dall’Istat, a luglio l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua. Dati che registrano una lieve frenata rispetto all’8% di giugno ma si attestano, comunque, ai livelli più alti degli ultimi 38 anni.
“Prosegue l’allarme sul fronte degli alimentari che anche a luglio registrano una impennata record, aumentando addirittura del 10% rispetto allo scorso anno – spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi –. Questo significa che una famiglia con due figli, solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +749 euro annui, una stangata senza precedenti. Il Governo deve intervenire abbandonando la politica dei bonus a pioggia e tagliando subito l’Iva sui beni primari come gli alimentari, in modo da portare ad una immediata riduzione dei prezzi al dettaglio e a benefici diretti per le famiglie. Il vero problema, tuttavia, è quello dell’energia: senza interventi efficaci si profila all’orizzonte un ‘dramma d’autunno’ sul fronte delle bollette, con i consumatori che andranno incontro a nuovi pesanti rialzi delle tariffe nei mesi in cui fanno maggior uso di gas e alla possibilità di riduzioni delle forniture legate alla delicata situazione con la Russia”.
Secondo i calcoli di Federconsumatori le famiglie dovranno fare i conti con un aggravio di 2.354 euro annui, di cui 509,60 euro solo nel settore alimentare: aumenti rilevanti che – sottolinea l’associazione – colpiscono soprattutto le famiglie meno abbienti, aumentando ulteriormente disparità e disuguaglianze nel Paese. I cittadini, infatti, stanno già operando tagli e rinunce, oltre che adottando importanti modifiche nelle proprie scelte di consumo. “Il Governo – afferma Michele Carrus, presidente di Federconsumatori – è chiamato a intervenire con urgenza per far fronte a questa situazione, che mette in difficoltà, ogni giorno di più, le famiglie e l’intero sistema economico. È indispensabile adottare misure di sostegno dei redditi operando, da un lato, una riforma delle aliquote IVA e delle accise e oneri generali di sistema in bolletta, dall’altro, una riduzione del cuneo fiscale sulle retribuzioni, insieme ad un potenziamento degli interventi sociali, dall’ampliamento delle soglie Isee di accesso alle prestazioni fino all’incremento del loro valore economico”.
“Un’illusione ottica! Il calo dell’inflazione annua è solo un miraggio destinato presto a svanire, dovuto al fatto che proprio a luglio dello scorso anno i prezzi avevano iniziato la loro corsa impazzita, passando dal +1,3% tendenziale di giugno 2021 a +1,9%. Inoltre i carburanti hanno decelerato, ma solo per l’aumento temporaneo della produzione dei Paesi Opec+ destinato a cessare nel mese di settembre. È una catastrofe, invece, il rincaro dei prodotti alimentari e del carrello della spesa che dissanguerà definitivamente la casalinga di Voghera che va tutti i giorni al mercato e le famiglie più in difficoltà – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Il Governo, anche se in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, può e deve intervenire, essendo un’emergenza nazionale che richiede un atto urgente. I prossimi 14,3 mld del dl aiuti bis vanno destinati a frenare l’inflazione galoppante, altrimenti qualunque altro intervento, come l’anticipazione di 3 mesi della rivalutazione delle pensioni, è destinato ad essere bruciato dal rialzo dei prezzi e dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie”. Secondo le stime dell’Unc “l’inflazione a +7,9% significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2630 euro su base annua, ma di questi – spiega Dona – ben 769 se ne vanno solo per la spesa obbligata dei prodotti alimentari e bevande, schizzati da +9% di giugno a +10%, 795 per il carrello della spesa. Per una coppia con 1 figlio, la batosta totale è pari a 2441 euro, 694 euro solo per cibo e bevande. In media per una famiglia il rialzo annuo è di 2040 euro, 564 euro per mangiare e bere, 585 per il carrello. Il record spetta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 2951 euro, 919 solo per il cibo, 945 per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona”.
Per il Codacons l’inflazione ancora elevatissima e pari al 7,9% a luglio realizza un “massacro” sulle tasche dei consumatori e avrà effetti pesantissimi sull’economia nazionale con – calcola l’associazione – una maggiore spesa pari a +2.427 euro annui per la famiglia “tipo”, che raggiungono +3.152 euro annui per un nucleo con due figli, considerata la totalità dei consumi di una famiglia. “Siamo in presenza di una vera e propria emergenza nazionale che avrà effetti pesanti sull’economia e sulle condizioni economiche delle famiglie – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Il Governo non può più perdere tempo, e deve intervenire con urgenza tagliando subito l’Iva sui beni di prima necessità come gli alimentari, i cui prezzi hanno subito a luglio un rincaro record del +10% su base annua, in modo da consentire una riduzione immediata dei listini al dettaglio e permettere alle famiglie di mettere il cibo in tavola senza subire un salasso”.
Dall’analisi della Coldiretti emerge “un aumento complessivo del carrello della spesa pari al +9,6% tra prodotti freschi, come frutta e verdura, e lavorati in una situazione resa già difficile dai rincari legati alla guerra in Ucraina che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori”. L’aumento dei prezzi scatenato dal mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici e del taglio dei raccolti a causa del clima, per la Coldiretti, costerà nel 2022 alle famiglie italiane quasi 9 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare. Frutta e verdura quest’anno costeranno complessivamente alle famiglie dello Stivale 1,97 miliardi in più – sottolinea Coldiretti – e precedono sul podio pane, pasta e riso con un aggravio di 1,65 miliardi, e carne e salumi per i quali si stima una spesa superiore di 1,54 miliardi rispetto al 2021. Al quarto posto la frutta con 0,92 miliardi, che precede latte, formaggi e uova (0,78 miliardi), pesce (0,77 miliardi) e olio, burro e grassi (0,59 miliardi) che è però la categoria che nei primi sei mesi del 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi. Seguono con esborsi aggiuntivi più ridotti le categorie “acque minerali, bevande analcoliche e succhi”, “zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci”, “caffè, tè e cacao” e “sale, condimenti e alimenti per bambini”. Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove – continua la Coldiretti – più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. “Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini –. Nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. In questo contesto è importante l’apertura del Governo alla nostra proposta sulla defiscalizzazione del costo del lavoro”.
Preoccupazione è stata espressa anche da Federdistribuzione. “Il carrello della spesa, come da nostre attese, dopo mesi di crescita ad un tasso inferiore rispetto a quello dell’indice dell’inflazione generale, ha accelerato la sua corsa, allargando gradualmente la forbice – commenta Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione –. Continuiamo a registrare un aumento dei costi di produzione dei beni di largo consumo su cui impattano diverse esternalità negative, tra cui gli aumenti dei beni energetici e delle materie prime, oltre agli effetti pesanti della siccità, che gravano in maniera significativa sulle filiere agroalimentari italiane. Anche in questo momento di transizione politica è più che mai urgente continuare a sostenere in modo concreto e con tutte le azioni possibili le imprese e il potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelle delle fasce a reddito basso e con figli. In questi mesi, le aziende della Distribuzione Moderna, con grande senso di responsabilità verso le famiglie, sono riuscite a non scaricare sui consumi tra i 2 e i 3 punti d’inflazione registrati in fase d’acquisto. Questa situazione è sempre meno sostenibile dalle imprese, poiché ne mette a rischio la tenuta economica. Quindi l’aumento dei prezzi si sta gradualmente scaricando sul carrello della spesa, e in una fase di forte incertezza economica, le famiglie ricercheranno sempre di più risparmio e convenienza. Una congiuntura che potrebbe compromettere nei prossimi mesi i consumi, in particolare dei prodotti agroalimentari di qualità, fiore all’occhiello delle filiere italiane di eccellenza”.