(Teleborsa) – In uno scenario di “forte ripresa” dell’economia mondiale dallo shock associato alla pandemia, l’Italia nel 2021 registra un aumento del valore in euro sia delle merci esportate (+18,2%) sia, più marcato, delle merci importate (+26,4%). Tuttavia nel 2021 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione, da 2,82% nel 2020 a 2,71%. È quanto emerge dalla ventiquattresima edizione dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto della collaborazione fra l’Istat e l’Ice.
La crescita più intensa delle importazioni rispetto alle esportazioni si traduce in una contrazione dell’avanzo commerciale (19,1 miliardi in meno rispetto al 2020) che, nel 2021, ammonta a 44,2 miliardi di euro. A contribuire alla riduzione del surplus commerciale è soprattutto la componente energetica; al netto di tale componente, l’avanzo si attesta a 89,3 miliardi nel 2021 da 85,7 miliardi del 2020. La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita in misura più accentuata in alcune aree geografiche, in particolare Africa Settentrionale (da 6,41% a 6,16%), Unione Europea (da 5% a 4,88%), altri paesi africani (da 1,69% a 1,58%) e Asia Centrale (da 1,06% a 0,97%). Al contrario, incrementi della quota si rilevano per Medio Oriente (da 2,89% a 2,95%) e Oceania e altri territori (da 1,97% a 2,00%). Nel 2021 i flussi con l’estero di servizi registrano aumenti particolarmente ampi (+15,7% per le esportazioni, +19,1% per le importazioni).
Germania e Francia si confermano nel 2021 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 13% e al 10,2% delle esportazioni nazionali. Come nel 2020, gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 9,6%; seguono Svizzera (5,3%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (4,5%). Tra i principali Paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore o uguale a 0,2 punti percentuali rispetto al 2020) sono Paesi Bassi e Spagna.
Per quanto riguarda i raggruppamenti principali di industrie, nel 2021 il deficit nell’interscambio di prodotti energetici raddoppia, da -22,4 miliardi del 2020 a -45,1 miliardi del 2021, a causa dell’eccezionale aumento dei valori medi unitari all’import (+76,7%). Il saldo nell’interscambio di beni intermedi diventa negativo (-5,8 miliardi, da +5,9 miliardi nel 2020) mentre per gli altri raggruppamenti si registrano incrementi dei saldi positivi: +6,3 miliardi per i beni di consumo non durevoli, +6,1 miliardi per i beni di strumentali e +3,1 miliardi per i beni di consumo durevoli.
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2021 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (24,46%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (14,44%); prodotti da forno e farinacei (13,01%); pietre tagliate, modellate e finite (12,72%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,98%); articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,70%) e bevande (9,37%).
Rispetto al 2020 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per pietre tagliate, modellate e finite (da 11,28% a 12,72%), tabacco (da 6,27% a 7,63%) e navi e imbarcazioni (da 6,34% a 7,37%); i cali più ampi riguardano medicinali e preparati farmaceutici (da 5,16% a 4,34%) e cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (da 9,61% a 8,81%). La crescita dell’export nel 2021 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata. Dalle regioni del Centro-nord proviene l’88,8% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 9,9%. Nel 2021, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia-Romagna (14,0%), Veneto (13,6%), Piemonte (9,6%) e Toscana (9,2%).
Nel 2021, è aumentato il numero degli esportatori italiani: secondi i dati dell’Annuario statistico Istat-Ice sono stati 136.025 operatori economici che hanno effettuato vendite di beni all’estero conto i 127.265 nel 2020 (circa il 7% in più).
Nel 2021, gli investimenti italiani all’estero sono stati pari a 14,7 miliardi. Quelli esteri in Italia hanno toccato i 12 miliardi ma restano inferiori a quelli rilevati nei due anni precedenti al 2020. È quanto emerge dalla ventiquattresima edizione dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto della collaborazione fra l’Istat e l’Ice. Nel 2021 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra una crescita del 26,3% rispetto al 2020, superando ampiamente i livelli del 2019.
Questo risultato è sintesi di un forte aumento dei volumi scambiati (+9,4%) e dei valori medi unitari (+15,5%). Anche il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un deciso incremento (+16,8%) ma ad aumentare di più sono gli investimenti diretti esteri (+64,3%).