(Teleborsa) – Il 2021 è stato un anno eccezionale per i maggiori gruppi mondiali Software & Web, ma si profila come la vetta di una ascesa poderosa e potrebbe aver rappresentato l’ultima fiammata. I primi nove mesi del 2022 mostrano come gli effetti delle tensioni geopolitiche ed economiche internazionali inizino ad avere ripercussioni anche su questi giganti.
È quanto emerge dall’indagine annuale dell’Area Studi di Mediobanca sulle 25 maggiori WebSoft mondiali (con ricavi superiori a 12 miliardi di euro ciascuna), di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, 9 in Cina, 2 in Germania, 2 in Giappone e 1 in Corea del Sud. Tra gennaio e settembre 2022, come mostra lo studio, i maggiori operatori mondiali del WebSoft crescono solo in termini di fatturato aggregato (+9,5% sui primi nove mesi 2021), mentre risulta in contrazione la redditività operativa (-5,5% il Mon sui primi nove mesi 2021) e crollano gli utili netti (-42%), con ogni società che ha mediamente prodotto un utile netto giornaliero di 16 milioni di euro rispetto ai 27 milioni del 2021. In calo anche la liquidità (-11,9%) che resta comunque ancora sostenuta, con un’incidenza sul totale attivo del 23,4% a fine settembre 2022 (dal 28% a fine dicembre 2021) superiore al 14,4% della grande manifattura. Un ridimensionamento che riflette le strategie messe in campo per mantenere margini elevati, che hanno puntato sia su maggiori investimenti per crescita interna (+20% rispetto ai primi nove mesi 2021) sia su operazioni di crescita esterna tramite M&A (goodwill +15%), ma anche l’azione di sostegno ai prezzi di Borsa attraverso acquisto di azioni proprie (+12%). E, come si è visto dai recenti annunci di ondate di licenziamenti, dopo la forte spinta degli scorsi anni, anche l’occupazione nel settore è destinata a risentire di un mutato quadro generale.
Tornando al fatturato aggregato dei primi nove mesi 2022, dallo studio di Mediobanca emergono asimmetrie a livello geografico: il Nord America (+13,7%) tiene più di Europa e Asia la cui crescita è limitata a una singola cifra (rispettivamente +8,2% e +6,6%). L’America Latina appare invece in forte accelerazione con una crescita a doppia cifra (+24,9%), ma con un’incidenza ancora contenuta (1,5% del fatturato complessivo) che la rende appetibile visto lo spazio di crescita potenziale . Il ritorno alla ‘normalità’ rispetto al Covid si riflette poi nel rimbalzo dei comparti che più erano stati penalizzati dalla pandemia: sharing mobility (+111,6% di ricavi a/a) e vendite online di viaggi (+55,5%). L’incremento del giro d’affari appare invece più contenuto per quei settori che avevano beneficiato dei cambiamenti nelle abitudini dei consumatori: food delivery (+27,0%), cloud (+21,3%) ed e-commerce (+3,8%). I comparti con maggiore incidenza sul fatturato sono l’e-commerce (37%), la pubblicità (25%) e il cloud (19%). A livello di singoli gruppi, nei primi nove mesi 2022 si registra l’impennata dei ricavi delle statunitensi Uber (+99,3%), Booking (+63,5%) ed Expedia (+43,2%), seguite a distanza dalla coreana Coupang (+14,4%) e dalla giapponese Rakuten (+13,7%). Segno negativo e a doppia cifra per Activision Blizzard (-21,8%), Qurate (-14,1%), Vipshop (-13,9%) e Wayfair (-12,8%). Per quanto riguarda la redditività industriale, nei primi nove mesi del 2022, Microsoft guida la classifica per ebit margin (41,2%), davanti ad Adobe (35,1%), Oracle (33,4%) e Nintendo (33,0%).
A fine 2021, la forza lavoro delle WebSoft ‘big’ contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di oltre un milione di unità rispetto al 2019. La sola Amazon ha segnato un incremento di +810mila unità, confermandosi regina indiscussa per numero di occupati: 1,608 milioni a fine 2021. Quanto alle filiali delle WebSoft che presidiano l’Italia tramite società controllate, nel 2021 hanno occupato circa 23 mila lavoratori. Rispetto al 2020 si calcolano oltre quattromila dipendenti in più, in massima parte assunti dal gruppo Amazon che anche in Italia vanta il maggior numero di occupati: 11.911 unità nel 2021.
Sul fronte fisco, lo studio evidenzia che nel 2021 le filiali dei giganti del websoft hanno versato in Italia tasse per quasi 150 milioni di euro, pari a un tax rate effettivo del 25,1%. Considerando anche l’accantonamento per il pagamento della digital service tax, il tax rate salirebbe al 33,5%