(Teleborsa) – Più possibilità di deroghe, modifiche al meccanismo di allerta energetica ma nessuna apertura al target del 15% per la riduzione della domanda di gas. Questa la linea Ue sul piano sull’emergenza gas oggi al centro della riunione straordinaria del Consiglio Energia a Bruxelles.
Formalmente, hanno spiegato fonti europee, il controverso taglio ai consumi del 15% resta uguale per tutti (e obbligatorio in caso di allerta) ma, ad accompagnarlo, potrebbe essere un sistema di deroghe che coinvolgerebbe diversi Stati, in particolare le isole. Secondo le primissime stime la deroga, per l’Italia, potrebbe portare a una riduzione di otto punti percentuali. Nella bozza emendata, inoltre, il potere di chiamare l’allerta non sarebbe più in capo alla Commissione. L’esecutivo europeo, o in alternativa almeno cinque Stati membri, possono proporre la fase di emergenza, ma questa va comunque approvata a maggioranza qualificata dal Consiglio Ue. Un pacchetto sul quale la Commissione europea oggi cerca un’intesa unanime. Ci sono, infatti, buone probabilità che il Piano d’emergenza “Risparmiare energia per un inverno sicuro”, presentato dalla Commissione europea la settimana scorsa per preparare l’Ue a un possibile taglio totale delle forniture di gas dalla Russia, possa essere approvato oggi dai ministri dell’Energia dei Ventisette, convocati a Bruxelles, ma con alcune importanti modifiche rispetto al testo originario. Il Piano, che deve essere approvato a maggioranza qualificata dai ministri, è stato discusso a lungo nei giorni scorsi in seno al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio, e dagli esperti nazionali. La presidenza semestrale ceca del Consiglio ha lavorato molto per mediare e trovare un punto di equilibrio che oggi possa essere accettato da tutti i paesi.
Ad accelerare l’iter di approvazione del piano è stato l‘annuncio di Gazprom di una riduzione al 20% delle forniture attraverso il Nord Stream a partire da mercoledì. Un nuovo taglio che – a neanche una settimana dal ripristino dei flussi verso l’Europa – Mosca imputa a una nuova turbina, dopo quella riparata in Canada, che necessita di manutenzione. Ma per l’Europa sono solo bugie e per Bruxelles, la mossa del colosso energetico russo non fa che confermare l’urgenza del pacchetto di emergenza per la riduzione dei consumi di gas.
Il Piano prevede una riduzione del 15% del consumo di gas, calcolata sulla media dei consumi del periodo 2017-2021 (da agosto a marzo), da conseguire nel periodo da agosto 2022 a fine marzo 2023. L’obiettivo di riduzione è indicativo, una sorta di raccomandazione non vincolante, ma diventerebbe obbligatorio per tutti gli Stati membri nel caso in cui la Commissione dichiarasse lo stato d’emergenza Ue per interruzioni sostanziali nell’approvvigionamento di gas, o per la sua insufficienza a causa, ad esempio, di un inverno molto freddo. Nella proposta originaria, lo stato di allerta europea scatterebbe anche se vi fossero almeno tre Stati membri che lo chiedessero. Il principio dell’obiettivo di riduzione al 15% uniforme e uguale per tutti i paesi, indipendentemente dalle loro condizioni, e soprattutto dalle loro capacità e infrastrutture di interconnessione energetica con il resto del mercato europeo, è il punto più complesso. La presidenza ceca del Consiglio Ue, ascoltando le critiche di molti governi, ha introdotto un principio di flessibilità, prevedendo una serie di deroghe, in particolare per gli Stati membri che non hanno la capacità di trasferire immediatamente il gas che dovrebbero risparmiare ai paesi che ne avrebbero più bisogno. Ma si discute anche di un dispositivo (chiesto e pensato soprattutto da Spagna e Portogallo, tra i paesi che più si sono opposti alla proposta originaria della Commissione) che incentivi le infrastrutture di interconnessione energetica e l’invio di gas naturale liquefatto (Gnl) via mare. La Spagna ha una importante capacità di rigassificazione del Gnl, e il trasporto di gas dalla Penisola iberica al resto del Continente può essere potenziato attraverso i due gasdotti che attraversano i Pirenei. Il principio della riduzione della domanda di gas del 15%, obbligatoria se sarà necessario, verrebbe insomma conservato, ma solo dietro la concessione di una maggiore flessibilità, con deroghe e incentivi, per adattarlo alle diverse situazioni degli Stati membri.
Al loro arrivo al Consiglio, stamattina, sia il presidente di turno ceco, il ministro dell’Industria Jozef Sikela, che la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, sono apparsi ottimisti rispetto alla possibilità di raggiungere un accordo tra i Ventisette in giornata. “Tutti i paesi hanno fatto un grosso sforzo per conseguire un allineamento – ha detto Sikela –. Ho una buona sensazione sul fatto che alla fine si arriverà all’accordo”. “Sappiamo che non c’è alcun motivo tecnico che giustifichi la decisione di Gazprom di ridurre i flussi di gas attraverso il Nordstream1. È un passo motivato politicamente e dobbiamo essere pronti – ha detto Simson, arrivando al Consiglio Energia straordinario a Bruxelles –. Proprio per questo la riduzione preventiva della domanda di gas dell’Ue è una strategia saggia. L’annuncio di ieri di Gazprom sottolinea ancora una volta che dobbiamo essere pronti in qualsiasi momento per eventuali tagli alle forniture da parte della Russia e dobbiamo agire bene in questo momento e prenderci cura della nostra preparazione e affrontare questa crisi insieme”. Ad oggi – ha ricordato Simson – il riempimento degli stock sotterranei di gas in Europa ha raggiunto ora il 66%.
“È molto importante che il prossimo passo dimostri che l’Ue resta unita e che dia un segnale forte a Putin e alla Russia anche nel giorno in cui i flussi di gas del Nordstream 1 si ridurranno di un ulteriore 20%: non ci dividera – ha detto il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, arrivando al Consiglio straordinario Energia –. L’ultima versione del piano Ue d’emergenza sul gas, negoziato dalla presidenza ceca, presenta molti compromessi, questo è il modo in cui opera l’Ue, il fatto che le deroghe introdotte portino a troppa burocrazia è un pericolo, ma le esenzioni di per sé sono ragionevoli”.
Ottimismo sulla possibilità di concludere positivamente la riunione di oggi è stati espresso anche da altri ministri, in particolare la spagnola Teresa Ribera, il lussemburghese Claude Turmes e il greco Konstantinos Skreakas.